Molti italiani in vacanza hanno pensato di dare le dimissioni al rientro dalle ferie, per cambiare lavoro e vita. In linea di massima il dipendente che si “licenzia” dall’azienda deve dare il preavviso, termine stabilito dal contratto collettivo nazionale di categoria, oppure rinuncia alla cd «indennità di preavviso» volta proprio a tutelare il datore di lavoro. Ma se analizziamo i motivi che spingono gli italiani che hanno un lavoro a dare le dimissioni, possiamo riscontrare che spesso dietro c’è l’esigenza di una maggiore stabilità contrattuale.
Lavoro in nero e preavviso dimissioni: vale il principio di effettività?
La legge prevede il principio di effettività in base al quale il lavoratore, dimostrando di essere stato assunto in nero, può vantare tutte le pretese che gli spetterebbero qualora invece fosse stato assunto. Egli, in altre parole, ha quindi diritto alla retribuzione, al Tfr, ai contributi, agli straordinari ed anche al rispetto della normativa sulla prevenzione degli infortuni e sulle malattie professionali. Vale quindi la realtà dei fatti e non quello che c’è scritto o no sul contratto.
Il principio di effettività è però a senso unico: il datore di lavoro che assume in nero perde il diritto al preavviso in caso di dimissioni. Se il lavoratore in nero se ne va da un giorno all’altro quindi mantiene il diritto al pagamento dell’ultimo stipendio (oltre a tutti quelli visti sopra). E, del resto, chi assume in nero sa bene che denunciando un lavoratore che non rispetta il preavviso nel dare le dimissioni di fatto si autodenuncia.
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Il secondo motivo è un appunto di ordine tecnico che serve a confermare quanto detto sopra dal punto di vista giuridico e normativo.
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