I tatuaggi, veri o all’henné, hanno una cosa in comune: i primi sono dolorosi ma durano per sempre mentre gli altri sono un decoro temporaneo. Tuttavia è importante che, in entrambi i casi, siano rispettate le regole di igiene per evitare infezioni e dermatiti. Alcuni recenti casi mediatici hanno fatto scalpore suscitando clamore. Non bisogna esagerare o condannare ciecamente ma è bene sapere quali rischi si corrono risparmiando sulla scelta del tatuatore o delle materie prime. Nel caso di tatuaggi all’henné il rischio di dermatite aumenta, soprattutto per i bambini se viene aggiunta la para-fenilendiammina.
Quando e in che misura è previsto il risarcimento?
Tatuaggi: cosa prevede la legge
Nel caso di dermatiti da tatuaggio non si può configurare responsabilità medica perché il tatuatore non è un medico. Tuttavia resta responsabile (non solo a livello civile ad esempio per il disegno sbagliato o eseguito male) ma anche in sede penale in caso di danni fisici con l’accusa di lesioni colpose.
Prima di tatuarsi, il cliente dovrebbe leggere l’informativa sui rischi simile al «consenso medico informato» nella forma e negli effetti.
Il tatuatore, inoltre, per ragioni igienico-sanitarie, ha l’obbligo di sterilizzare tutti gli strumenti, a partire da aghi e inchiostri.
Spetta però al cliente che chiede il risarcimento per il tatuaggio provare la connessione tra malattia e trattamento.
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