A chi non è mai capitato di prendere un capo in un negozio attirati dal prezzo basso e poi sentirsi dire alla cassa che quello indicato sul cartellino non è l’importo corretto? La scelta è: pagare di più o rinunciare al pezzo scelto? In realtà non tutti sanno che la legge in questi casi dà ragione al cliente (decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114). Se infatti il prezzo sul cartellino (o nella vetrina o ancora sul menù all’ingresso nel caso di ristoranti) il cassiere a voce non può imporne uno diverso adducendo la differenza ad un errore.
Ci scrive Micaela da Latina: “in occasione di un battesimo ho scelto in un negozio un vestito da cerimonia adatto. Dopo aver provato il capo nel camerino del negozio e aver constatato che mi stava bene, ho girato nello stesso negozio in cerca delle scarpe e degli accessori da abbinare. Peccato che, arrivata alla cassa, mi sono sentita dire che il prezzo sul cartellino dell’abito era errato. E non si parla di una svista da pochi euro: il vestito, mi spiega anche in tono scocciato la cassiera, costa 96 euro e non 34 come indicato. Rinunciando all’abito ho lasciato stare anche tutti gli accessori infastidita dal tempo perso peraltro. Ma poi tornando a casa mi sono chiesta: ho fatto bene? Non avevo possibilità di pretendere di pagare l’abito il prezzo indicato sul cartellino? Per il futuro mi piacerebbe sapere cosa prevede la legge”.
Il prezzo sul cartellino è vincolante anche in caso di errore?
Il prezzo indicato sul cartellino o sul menù viene, in altre parole, inteso come un’offerta commerciale completa per la conclusione della quale sarà sufficiente la dichiarazione di accettazione dell’acquirente.
Qualora il prezzo maggiorato venga pagato, il cliente del negozio ha diritto al rimborso in contanti della differenza quindi non può essere imposto un buono dal valore corrispettivo da spendere nel negozio.
Facile ottenere il bene al prezzo sul cartellino e l’eventuale rimborso della differenza? Si ma non sempre.
Prezzo errato: ecco quando il negoziante è giustificato
Si ravvisa malafede nel cliente qualora il prezzo indicato nel cartellino sia palesemente inferiore alla media tanto da far sorgere nel consumatore medio il dubbio legittimo che si tratti di uno sbaglio. Ora, nel caso della lettrice che ci ha scritto la situazione è border line perché il prezzo indicato era di circa un terzo dell’originale quindi se nel negozio fossero stati esposti capi simili tutti ad un prezzo notevolmente più alto, potremmo essere in questa ipotesi di eccezione.
La seconda eccezione riguarda gli acquisti online. Il contratto di vendita online infatti è strutturato a parti inverse: è dunque il venditore a dover accettare la proposta di acquisto.
Leggi anche:
Ristorante e menù senza prezzi: andare via senza pagare il conto è lecito?