Quando alle ore 18.00 di ieri sera le reti televisive e i giornali in Germania pubblicavano le prime proiezioni delle elezioni federali, un senso di shock ha attraversato il sistema politico tedesco. La direzione dei dati era attesa, le dimensioni no. La cancelliera Angela Merkel ottiene il quarto mandato, ma la sua CDU-CSU crolla dal 41,5% a poco sopra il 33% dei consensi, incassando il peggiore risultato dal 1949. Peggio è andata agli attuali partner di governo nella Grosse Koalition, i socialdemocratici della SPD, che scendendo sotto il 21% registrano il peggiore risultato di sempre.
Che si sia trattato di uno shock, lo segnalano le stesse reazioni dei leader di partito. Tra i primi a parlare è Martin Schulz, che non solo riconosce la sconfitta (“giorno amaro per i socialdemocratici”), ma annuncia che l’SPD andrà all’opposizione e che ne resterà segretario. Quasi negli stessi minuti, il leader dell’AfD, Alexander Gauland, tuona contro gli schieramenti tradizionali: “Ci riprendiamo la nostra terra e il nostro popolo. Li cacceremo”. A seguire una cancelliera dal volto scuro, costretta a dichiarare dinnanzi ai propri sostenitori che avrebbe preferito “un risultato leggermente migliore”, ma al contempo rassicurando: “non sarà possibile alcun governo contro di noi”. Soddisfatti sinistra radicale e ambientalisti, con questi ultimi ad aprire all’ipotesi di una coalizione di governo con Frau Merkel.
Vittoria amara e poco gestibile per la cancelliera
Aldilà dei commenti, i numeri sono più amari che mai per la cancelliera: non potrà confidare più sul sostegno dei socialdemocratici, i quali si vedono quasi obbligati a passare all’opposizione, vuoi perché puniti dalla loro base per l’appoggio ormai quasi cronico dato negli ultimi anni ai governi conservatori, vuoi anche per non lasciare il monopolio della lotta all’esecutivo alla destra dell’AfD. E anche se i due schieramenti si mettessero insieme, la maggioranza sarebbe risicata, pari a 351 seggi su un totale di 631. (Leggi anche: Una colata di acciaio rischia di travolgere la sinistra al governo in Germania)
E così, la Merkel dovrà aprire a un esperimento inedito per la politica tedesca: una coalizione federale a 3 con liberali e Verdi. Se i primi sono partner naturali dei conservatori, i secondi rappresentano una formazione culturalmente di centro-sinistra e con programmi poco compatibili con quelli dell’ala più a destra dell’Unione cristiano-democratica da un lato e liberali dall’altro, specie su tasse, deregulation e politica energetica. L’FDP di Lindner è un partito pro-business e un paio di settimane fa aveva definito “fantasia” l’ipotesi di una maggioranza insieme agli ambientalisti e i conservatori.
Essendo esclusa ogni possibilità di coalizione con l’AfD, lo scenario “Jamaica” (per via dei colori dei 3 partiti, uguali a quelli della bandiera dello stato americano) si fa concreto e per niente facile da digerire per tutte le parti in causa. Ammesso che la cancelliera sarà in grado di dare vita a un esecutivo a 3 (si attendono trattative lunghe), esso nascerà fragile numericamente e ancora di più politicamente, prestando il fianco alle critiche di destra e sinistra e ai potenziali numerosi mugugni tra i banchi della maggioranza.