Hugh Hefner se n’è andato all’età di 91 anni. Era nato nell’aprile del 1926 a Chicago, figlio di un contabile e di un’insegnante, entrambi cresciuti con un’educazione molto puritana. “Erano persone perbene”, dirà l’uomo nel 2011, “ma a casa mai non c’erano né baci, né abbracci, erano molto repressi”. Il fondatore di Playboy resterà nella storia americana, e non solo, come una figura rivoluzionaria, per quanto spesso ridotta a macchietta da buona parte della stampa. Era il 1944, quando divenne corrispondente militare subito dopo il liceo, avvicinandosi così al mondo della scrittura.
Non fu così. Le copie vendute si attestarono a 50.000 e forse a spingerle contribuì molto la copertina, un’immagine di nudo di Marilyn Monroe, che l’attrice aveva utilizzato già per un calendario. Da lì, inizia il successo di Hefner, che toccò l’apice negli anni Settanta, quando le copie vendute arrivarono a ben 7 milioni.
La parabola di Playboy
La sua carriera non fu tutta rose e fiori. Nel 1963 venne arrestato con l’accusa di avere violato le regole del buon costume con la sua rivista. Le famose “conigliette” di Playboy, giovani donne di grande bellezza che apparivano in copertina e tra un articolo e l’altro, scandalizzarono l’America puritana, ma allo stesso tempo divennero il simbolo di un’era di liberazione sessuale, in cui l’intimità non era più un tabù. Ma guai a pensare che Playboy fosse una rivista di puro sesso. Hefner auspicava di voler essere ricordato per avere migliorato la società, sosteneva che essa avesse bisogno di parlare in pubblico del sesso, in modo che questo fosse vissuto al meglio in privato.
Lo stesso Hefner utilizzò la sua rivista per scrivere lunghi articoli, molti dei quali a sostegno dei diritti civili. Sì, perché l’uomo appoggiò la causa nei neri di Martin Luther King, un’intervista del quale fu pubblicata su Playboy, così come nel 1976 fece endorsement apertamente per la candidatura del democratico Jimmy Carter alla presidenza. Tra le altre interviste, anche quelle a Mohammed Alì e John Lennon. Il successo della sua attività fu tale, che il fondatore decise di farne un brand, creando anche programmi televisivi come “Playboy’s Penthouse” e “Playboy After Dark”, che ne lanciarono l’immagine anche come uomo di intrattenimento.
E, tuttavia, come per una sorta di rovesciamento delle parti, furono proprio gli ambienti progressisti a detestarlo negli ultimi decenni, dopo avere visto in lui una sorta di riferimento per la contestazione della società tradizionale. Dagli anni Settanta, infatti, Hefner è stato al centro di invettive da parte del mondo femminista, anche perché l’uomo non fece mai nulla per accattivarsene le simpatie. Delle donne, ad esempio, diceva che “nel senso buono del termine, sono oggetto del desiderio” degli uomini. E di conigliette ne sposò diverse, l’ultima nel 2012 all’età di 86 anni, quando si unì in matrimonio a Crystal Harris, 60 anni più giovane.