Prezzi case a Londra rallentano con la Brexit, ma affitti assorbono metà stipendio

Prezzi delle case a Londra in lieve calo, eppure restano altissimi, tanto che gli inquilini spenderebbero mediamente metà del loro stipendio per l'affitto.
7 anni fa
2 minuti di lettura

Prezzi in leggera flessione tendenziale dello 0,6% per le case a Londra nel terzo trimestre di quest’anno, peggior dato dal 2009. E per la prima volta da oltre un decennio, la capitale britannica è risultata la regione più debole in tutto il Regno Unito. In ogni caso, nel solo mese di settembre, i prezzi delle abitazioni sono aumentati dello 0,2% rispetto ad agosto e del 2% su base annua. Si consideri che lo scorso anno, gli aumenti tendenziali erano ancora nell’ordine del 5%. Quanto sta accadendo sarebbe la spia delle incertezze relative alla Brexit, che mettono in agghiaccio nuovi investimenti immobiliari, non essendo chiaro il futuro della City al di fuori della UE.

Siamo in una fase di rallentamento nella crescita delle quotazioni stellari, cosa che non necessariamente deve essere guardata in maniera negativa, se si pensa che secondo un’indagine Ubs, per l’acquisto di un appartamento di 60 metri quadrati, a Londra servirebbero 16 anni di stipendio, risultando la seconda città più cara al mondo dopo Hong Kong, dove di stipendi annuali per lo stesso tipo di abitazione ne servirebbero, addirittura, 20. Attenzione, trattasi di stipendi, non di risparmi, il che implica che effettivamente sarebbe necessario in media intorno a mezzo secolo di sacrifici perché un londinese-tipo riesca oggi a comprarsi un’abitazione. (Leggi anche: Londra: prezzi giù al centro, ma boom in periferia)

E l’affitto a Londra quanto costa?

E quand’anche optasse per affittare casa, le cose non andrebbero molto meglio. Anzi, secondo sempre Ubs, perché il prezzo di acquisto di un immobile a Londra venga ripagato dall’affitto, sono necessari 33 anni. Combinando i dati, otteniamo che mediamente un inquilino spende circa la metà del suo stipendio solo per pagare l’affitto. I dati appaiono in peggioramento rispetto al 2007, anno precedente all’esplosione della crisi finanziaria e della bolla immobiliare. Allora, a fronte di 12 anni di stipendi necessari per acquistare un appartamento a Londra di 60 mq, i canoni di locazione ripagavano il prezzi dell’immobile in 29 anni.

Pertanto, mediamente un inquilino spendeva un po’ oltre il 40% dello stipendio per l’affitto.

Stando ai dati del registro immobiliare del Regno Unito, mediamente i prezzi delle case vendite a Londra sono aumentati del 252,2% dal gennaio del 2000, ma con punte del 353% nelle aree centrali di Kensington e Chelsea. Al momento, il prezzo medio di vendita risulta di oltre 467.000 sterline, pari a quasi 529.000 euro. Ma nelle suddette aree di Kensington e Chelsea, i valori schizzano a 1,41 milioni di sterline (quasi 1,6 milioni di euro). Considerando anche le cifre sopra fornite da Ubs, pur tenendo conto che esse siano riferite a un tipo di abitazione e non a tutte le tipologie, troviamo che mediamente a Londra gli inquilini sborserebbero sulle 1.180 sterline al mese per l’affitto. E dal Partito Laburista è arrivata la proposta ai comuni di imporre un tetto agli affitti, al fine di andare incontro alle famiglie, dati i prezzi esplosivi nelle grandi città. Persino il sindaco di Londra, Sadiq Khan, sembra intenzionato a porre in atto simili misure, in attesa di varare un piano per la costruzione di 90.000 nuove unità abitative, anche se la quasi totalità degli economisti britannici ritiene che l’equo canone in salsa UK non contribuirebbe affatto a migliorare le condizioni del mercato immobiliare, anzi rischia di sortire effetti del tutto controproducenti.

Tuttavia, sembra anche assistere a un crollo del numero delle compravendite, pari a sole 346 unità a luglio, il 30,5% in meno su base annua. La conferma che il mercato immobiliare nella capitale britannica sarebbe in stallo, in attesa di conoscere l’esito delle trattative tra Regno Unito e UE sulla Brexit (ma serviranno anni per avere un’idea chiara) e che i prezzi si riportino a valori meno proibitivi, così come anche sarebbe la conseguenza dell’aumento delle imposte sulle compravendite di valore elevato, che in effetti sembra avere decimato proprio questo tipo di transazioni.

(Leggi anche: Brexit: prezzi case giù a Londra, ma pesano anche tasse)

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.