Giornata complicata ieri per il gruppo francese delle telecomunicazioni Vivendi, i cui uffici di Parigi sono stati oggetto di perquisizione da parte degli uomini della Guardia di Finanza di Milano, insieme a quelli della gendarmeria francese, alla ricerca di documenti sull’affare Mediaset. Si è trattato dell’ultimo atto dell’inchiesta aperta dalla Procura del capoluogo lombardo su denuncia della famiglia Berlusconi con l’ipotesi di aggiotaggio e che vede tra gli indagati l’ad Arnaud de Puyfontaine e il patron del gruppo, Vincent Bollorè, un tempo amico proprio del nostro ex premier.
I vertici di Mediaset e la famiglia Berlusconi sostengono che quella di Bollorè e del suo braccio destro sia stata una mossa per provocare lo schianto del titolo della società italiana, che in effetti perse oltre il 40% del suo valore a novembre, rispetto al picco superiore ai 4 euro toccato nel maggio precedente. Una tesi avvalorata da quanto avvenne nelle settimane seguenti all’annuncio-shock di Parigi, ovvero l’ingresso di Vivendi nel capitale di Mediaset con poco meno del 30%, la soglia oltre la quale scatta l’obbligo di lanciare un’OPA per la legislazione finanziaria italiana. (Leggi anche: Dossier Mediaset-TIM passano per la Sicilia)
Dunque, Fedele Confalonieri e Piersilvio Berlusconi, rispettivamente presidente e vice del gruppo milanese, avrebbero buone argomentazioni nel sostenere che Bollorè abbia finto di essere interessato a Premium, quando il suo vero obiettivo sarebbe stato di provocare il collasso del titolo Mediaset con l’annuncio nei mesi seguenti dello stralcio del pre-accordo, in modo da acquisirne un capitale potenzialmente di controllo.
La vicenda Stx e la presidenza Macron
La vicenda sta assumendo i connotati di una querelle politica italo-francese e s’intreccia con il capitolo TIM da un lato e Fincantieri-Stx dall’altro. Accade, infatti, che Vivendi sia anche l’azionista di riferimento della compagnia telefonica a capo della rete con quasi il 24% del capitale. Che un unico soggetto sia in possesso di due società di rilevanti dimensioni nel mercato italiano delle tlc ha iniziato ad attirare le attenzioni delle nostre authorities, ma la svolta è avvenuta solo negli ultimi due mesi, ovvero dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha spodestato Fincantieri e Fondazione Cr Trieste dalla maggioranza assoluta del capitale di Stx, società della cantieristica navale transalpina, annullando la regolare acquisizione avvenuta nei primi mesi di quest’anno e nazionalizzando l’asset con l’obiettivo di rilanciarne l’attività.
A quel punto, a Roma la tensione è esplosa e il primo a muoversi con estrema velocità e fermezza è stato il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che dalla fine di luglio tratta insieme al premier Paolo Gentiloni con l’Eliseo, al fine di non soccombere nella vicenda Fincantieri-Stx, rivendicando il diritto della società italiana di detenere il controllo dell’asset francese, non una quota paritetica a quella dello stato francese, come inizialmente avevano proposto per settimane Macron e il suo governo. Obiettivo parzialmente raggiunto, dato che l’ultima ipotesi di accordo consisterebbe in una ripartizione delle quote al 50% ciascuno, più l’1% che Parigi presterebbe per 12 anni alla società italiana, pur subordinandolo a un monitoraggio periodico per concordare la gestione di Stx. (Leggi anche: Come i francesi in Italia pagheranno cara la grandeur di Macron)