Salve, mi chiamo Margherita, volevo chiederle un consiglio che riguarda mio figlio, un ragazzo di 33 anni con un invalidità 100% (Psicosi -schizofrenia – ritardo mentale lieve).
Percepiva una pensione con accompagnamento fino a quando nell’ultima revisione, avvenuta nel Giugno 2017, la commissione ha deciso di non dare più l’accompagnamento e di confermare sempre l’invalidità con totale e permanente inabilità lavorativa 100% ma nonostante tutto privandolo del suo diritto di assistenza.
Mio figlio prende 3 compresse di Clozapina da 100mg , 1 compressa di Escitalopram al giorno e viene seguito da noi genitori in maniera costante perché ha paura del mondo esterno e quindi vive in casa felice e circondato dalle sue cose e dei suoi affetti, non esce se non ci siamo noi.
Per arrivare ad oggi c’é stato un inferno dietro e noi genitori abbiamo lottato con lui contro la sua rabbia, aggressività’ e la sua incontrollabile furia un sentimento più grande di noi.
Ma se non ci fossimo stati noi e questa nostra dedizione dove sarebbe mio figlio?
Chiuso in qualche casa di cura? A vagare per le strade? In carcere?
Che ne sanno loro “commissione”.
Mi sono rivolta alla associazione Animic ed abbiamo avuto un colloquio con il medico legale che ritiene di non fare ricorso giudiziale ma suggerisce che a Febbraio bisogna rifare nuovamente la domanda di invalidità con accompagnamento, tutto questo é assurdo, mio figlio ha il diritto di essere seguito anzi DEVE essere seguito perché se oggi ha fatto grandi passi di miglioramento é dovuto ad una assistenza continua che dovrà venire meno perché abbiamo bisogno di lavorare per affrontare delle spese di sostentamento e non solo anche le medicine € 7,50 ogni 10 giorni sopratutto quelli originali perché il generico copre solo il 75%… e tutto quello che necessita una persona.
Come sarà il suo domani senza un’ assistenza e con €280.00 chi si prenderà cura di lui ?
Lo Stato?
Tutto questo mi fa paura ma non demordo, spero di trovare il modo migliore per avere giustizia dei diritti sottratti ad una persona che non ha modo di difendersi e non permettere che dopo tanti anni di lotte fuori e dentro casa “loro” distruggono lo stare bene di mio figlio assistito, coccolato e soprattutto amato…quello che in una casa di cura non potrà mai avere.
Mi scusi se mi sono prolungata ma avevo bisogno anche di farle comprendere il sentimento che si prova in questi casi e mi auguro che almeno voi possiate aiutarmi.
Conclusioni
Pubblico questa lettera all’attenzione di tutti, molte le mail come queste che arrivano in redazione.
Molti quelli che si trovano come questa madre, che combattono giorno per giorno contro le ingiustize della vita, contro uno stato che non tutela i disabili… contro chi li ritiene diversi.
Cara Margherita, in questa lettera si comprende molto bene il sentimento grande e unico, un amore che non ha confini e barriere.
Io le avrei consigliato il ricorso, ma se un medico dell’associazione le ha consigliato di rifare la domanda e di non ricorre in giudizio, avrà avuto le sue motivazioni. L’iter di un ricorso è più lungo, e probabile che per accorciare i tempi le ha suggerito di rifare la domanda.
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