Regali di Natale indesiderati e resi. Un binomio che appare ormai come una consuetudine per clienti e retailer. Con l’aumento esponenziale dei siti di e-commerce e del consolidato shopping online, che il più delle volte offre resi gratuiti per i clienti, fare regali di Natale acquistando sul web è un gioco da ragazzi, come lo è rendere ciò che è sgradito. Un tempo i regali indesiderati si riciclavano per l’anno successivo, facendo ben attenzione a non riconsegnarlo nelle mani di colui o colei che l’anno prima aveva avuto l’insana idea di regalarci quell’oggetto mai voluto, inutile, futile e chi più ne ha più ne metta.
Il costo dei regali indesiderati per i rivenditori online
A confermare questa tesi è un’indagine di European Ecommerce sulle vendite online che solo nel 2017 hanno raggiunto 602 miliardi di euro contro i 530 miliardi del 2016. E in queste cifre sono compresi anche i resi il cui valore totale si aggira sui 150 miliardi di euro. La cosa che più fa pensare è che per i negozi tradizionali si tratta solo dell’8% che sale fino al 30% per i siti di e-commerce con picchi massimi del 40% per l’abbigliamento sempre online. Insomma, aumentano a dismisura i clienti che decidono di acquistare su internet, anche i regali, ma con essi crescono i resi con conseguenti costi gravosi per i venditori. Basti pensare che solo negli Stati Uniti la prima settimana di gennaio del 2017 sono stati restituiti 5,8 milioni di pacchi, quasi un milione in più rispetto al 2016.
Questi dati vanno a braccetto col fatto che le procedure di reso sono spesso gratis e semplici, così come i rimborsi molto più rapidi del passato con costi a carico dei rivenditori non indifferenti: stampa etichette pre-compilate, scatole, corriere che deve passare nelle abitazioni per ritirare il pacco da rendere e via dicendo.
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