Ecco come l’accordo tra Sky e Premium dà un calcio ai club di Serie A

La Serie A rischia di ritrovarsi in cassa molti meno soldi delle attese dopo l'accordo tra Sky e Mediaset Premium. Il calcio italiano è adesso davvero nel pallone.
7 anni fa
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E adesso siamo veramente nel pallone. Venerdì scorso, a due giorni dalla Pasqua e a poche ore dall’attesa per la presentazione dei nuovi pacchetti sui diritti della Serie A da parte degli spagnoli di Mediapro, Sky e Mediaset Premium hanno annunciato un accordo rivoluzionario, che consente agli abbonati di entrambe le piattaforme di accedere gratuitamente a parte dei contenuti trasmessi dalla pay tv rivale. In soldoni, Mediaset metterà a disposizione della TV satellitare i canali film (Cinema, Cinema +24, Energy, Emotion e Comedy) e serie TV (Premium Action, Crime, Joi e Stories).

E da giugno, Sky metterà a disposizione su Premium alcuni canali per la trasmissione di contenuti selezionati, tra cui sportivi e per i quali affitterà alcune frequenze gestite da Mediaset. Tra i due operatori è stato trovato anche un accordo per la parte tecnica e commerciale: tra novembre e dicembre di quest’anno, Mediaset potrà vendere a Sky l’area “Operation pay”, quella che si occupa di manutenzione, assistenza clienti e attività commerciali. L’eventuale cessione sarebbe subordinata al via libera dell’AgCom e dell’Antitrust.

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A rischio i diritti della Serie A

Perché quest’accordo interferisce con i diritti della Serie A per le prossime tre stagioni, pur non riguardando il calcio? Mediapro ha ottenuto a febbraio l’assegnazione di tutti i diritti da parte della Lega per 1,05 miliardi di euro, attraverso un bando secondario, dopo il flop di ben due bandi a causa delle basse offerte riscontrate in sede d’asta. Gli spagnoli agiscono come intermediari e dovranno rivendere i pacchetti ai migliori offerenti, ovvero a Sky per la piattaforma satellitare, a Mediaset per il digitale terrestre e a qualche operatore tra TIM o Permira per la trasmissione delle gare su internet. Obiettivo: ricavare almeno la stessa cifra impegnata con la Lega, di cui 64 milioni già versati come acconto, in attesa che venga rilasciata la fideiussione bancaria da un miliardo entro il 26 aprile.

Tuttavia, Mediapro ha sospeso la pubblicazione del nuovo bando con la presentazione dei nuovi pacchetti, adeguatamente scombinati e ricomposti per attirare le migliori offerte possibili dai pretendenti. Lo ha fatto, annunciando un nuovo giro di consultazioni con gli operatori, al fine di verificare quali siano le offerte presumibili. Con l’accordo tra Sky e Mediaset, infatti, gli spagnoli temono che le uniche due pay tv in Italia non si faranno più concorrenza per aggiudicarsi i pacchetti e che, quindi, giocheranno al ribasso. In particolare, la loro speranza era affidata alla famiglia Berlusconi, visto che i britannici si erano mostrati indisponibili ad aumentare il prezzo offerto di 600 milioni in sede d’asta.

A questo punto, sembra evidente che Cologno Monzese non cercherà di alzare la propria offerta, mettendo in difficoltà il non più rivale Sky. Se così fosse, addio a quel miliardo e cinquanta milioni atteso dalla vendita. La Serie A dovrebbe fare i conti con incassi presumibilmente di parecchio inferiori, in linea con gli 830 milioni complessivamente raccolti con il bando-flop.

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Le armi di Mediapro

Ma gli spagnoli hanno ancora un paio di armi dalla loro. La prima è tecnico-legale: l’Antitrust vuole vederci chiaro e se dai comportamenti tenuti proprio in fase di trattativa per l’aggiudicazione dei pacchetti sul calcio di Serie A dovesse riscontrare un cartello tra i due principali contendenti, agirebbe per rimuoverlo, trattandosi di una restrizione alla concorrenza. Ma l’arma di dissuasione più importante che Mediapro avrebbe sarebbe quella di rinunciare ai diritti, ri-cederli alla Lega e da lì collaborare, stavolta in qualità di operatore editoriale e non più di intermediario, alla nascita di un canale di Lega.

Si tratta, a dire il vero, del sogno a cui ambisce da mesi, ma che è stato infranto alcune settimane fa dall’authority, che le ha imposto di agire solo da intermediario.

E guarda caso, l’accordo Sky-Premium ha avuto una tempistica a dir poco sospetta. Non solo è arrivato a poche ore dall’annuncio – poi, rinviato – del nuovo bando di Mediapro, ma esso è risultato essere una risposta dei britannici all’ipotesi ventilata da settimane dalla stampa sulla possibilità che gli spagnoli utilizzassero i canali Premium per trasmettere le gare, pagando a Mediaset l’affitto e costringendo così Sky a mettere mano al portafogli, se non avesse voluto rimanere senza calcio per i suoi 4,8 milioni di abbonati. Per il resto, l’intesa certifica la volontà dei Berlusconi di uscire da un business per loro disastroso (sono ancora in cerca del primo break-even operativo) e quella di Sky di diventare nei fatti l’unica pay-tv in Italia, ampliando il proprio catalogo e sbarcando sul digitale terrestre. L’Antitrust avrebbe molto da ridire su questo scenario, ma grazie ad internet, la concorrenza verrebbe assicurata in ogni caso. Si pensi al colosso americano Netflix, che dispone di un catalogo immenso per le serie TV e che a Wall Street capitalizza già oltre 120 miliardi di dollari, circa 26 volte in più di Mediaset e 4 volte BSkyB, il gruppo a cui appartiene l’operatore satellitare.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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