Fondo Europa Immobiliare 1: prosegue il colpevole silenzio di Vegagest e Poste Italiane

Il silenzio di tutte le parti interessate nel Fondo Europa Immobiliare 1 è proseguito anche nella giornata di ieri
7 anni fa
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Firenze, 4 Aprile 2018. Il silenzio di tutte le parti interessate nel Fondo Europa Immobiliare 1 è proseguito anche nella giornata di ieri. Ciò aggrava una situazione di per sé molto grave mai registratasi in Italia. Un fondo di investimento che sospende un pagamento il giorno stesso in cui era previsto.

La società di gestione Vegagest Sgr ha emanato un comunicato in cui parla di “circostanze non note e non prevedibili al momento della redazione e dell’approvazione del rendiconto finale di liquidazione”. Ma ciò non basta.

Occorre che Vegagest spieghi cosa è accaduto tra il 1 ed il 28 marzo, cosa aspetta i portatori delle quote del Fondo Europa Immobiliare 1 e quali sono le eventuali ricadute negative a cui gli investitori vanno incontro, nell’ipotesi migliore e in quella peggiore.

Vogliamo soffermarci sul ruolo di Poste Italiane, che non hanno colpe riguardo la gestione del fondo ma hanno gravissime colpe nel collocamento al pubblico. Tra i tanti casi che ai tempi evidenziavamo, ecco un esempio eclatante di cosa accadeva nel settembre del 2004 nelle agenzie postali.

Mia suocera è andata in posta per rinnovare dei buoni postali ed il direttore dell’ufficio (non promotore finanziario) le ha fatto sottoscrivere tutti i suoi risparmi (55.000 euro) in un fondo immobiliare chiuso Vegagest Europa Immobiliare 1 con scadenza vincolata nel 2015 garantendo un rendimento fittizio del 7%!
Ora capisco il fatto che le Poste Italiane spingano i loro dipendenti a promuovere strumenti finanziari, ma se non altro dovrebbero prima consegnare il prospetto informativo e dopo circa 24 ore fare sottoscrivere l’adesione, e/o quantomeno valutare le caratteristiche del sottoscrittore quali eta’ (70), posizione sociale (pensionata,) prospettive future (operata di tumore).

Il fondo, poi scaduto tre anni dopo la data originaria per via del periodo di grazia, aveva un obiettivo di rendimento, non certo garantito come veniva spacciato dai dipendenti postali, del 7% annuo e perfino composto (vale a dire capitalizzando anno per anno gli interessi allo stesso tasso).


Ebbene, se davvero il fondo avesse reso il 7% annuo composto,  una quota da 2.500 euro sarebbe arrivata a valere dopo dieci anni ben 4.917,88 euro (in realtà un po’ meno, perché nel tempo ci sarebbero stati rimborsi di capitale).

La realtà, come evidenziavamo la scorsa settimana, è stata molto diversa col fondo che ha chiuso dopo tredici anni non solo senza aver reso alcunché ma con un rendimento negativo di circa il 27% senza tenere conto delle ritenute.

Le Poste si apprestavano a metterci un pezza, come hanno fatto lo scorso anno per il Fondo Invest Real Security. Un esborso che ora potrebbe aumentare di ben 46milioni 400mila euro. Una cifra non da poco, e a proposito ricordiamo che il Gruppo Poste Italiane è quotato in borsa e ha dei precisi obblighi informativi nei confronti dei propri azionisti e del mercato intero.

La Consob e la Banca d’Italia, cui abbiamo segnalato i fatti sin dal giorno successivo il mancato pagamento, devono richiedere informazioni e la contestuale comunicazione al mercato.

Vegagest e Poste Italiane devono esprimersi immediatamente… altrimenti ci arrabbiamo!

Giuseppe D’Orta, responsabile Aduc Tutela del Risparmio

COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori

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