L’Unione Europea ha approvato l’etichetta di origine, incassando – tra gli altri – anche il sì dell’Italia. Le regole relative alle etichette sugli alimenti sono, dunque, destinate a cambiare nel corso del prossimo futuro, anche se i Paesi membri avranno tempo per adeguarsi alla nuova normativa fino al 2020, anno in cui diventerà obbligatoria la cosiddetta etichetta di origine. Bisogna sottolineare come Lussemburgo e Germania si siano astenute durante la votazione, mostrando il proprio dissenso silenzioso ad una norma che farà discutere anche qui da noi in Italia, dal momento che la normativa italiana, adesso, è a rischio.
Regole flessibili imposte dall’Unione Europea
Il punto che farà più discutere nel corso dei prossimi giorni è quello relativo alla flessibilità delle regole imposte dall’Unione Europea a partire dal 2020. Infatti, le nuove norme non varranno per i prodotti Dop, Igp e Stg, né quelli a marchio registrato, che potranno dunque presentare un’etichetta uguale a quella che hanno oggi nelle loro confezioni. Inoltre, la provenienza geografica potrà essere volutamente vaga, sarà sufficiente infatti presentare la dicitura Ue/non UE. Per fare un esempio, se il grano è stato prodotto in Canada, il principale Paese dove si fa largo uso di glifosato, l’utente potrebbe non saperlo mai, visto che all’operatore alimentare sarà sufficiente aggiungere sull’etichetta la dicitura “non UE”, in riferimento alla provenienza della materia prima (in questo caso il grano). Sempre per quanto riguarda il glifosato, occorre sottolineare come Barilla abbia deciso di ridurre drasticamente (-35 per cento) l’acquisto di grano proveniente proprio dal Canada, un passo concreto alla lotta contro il potente erbicida.
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Combattere il cibo falso, l’attacco della Coldiretti
Duro l’attacco della Coldiretti, che parla di occasione persa per l’etichetta del Made in Italy.
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