Microplastiche nelle bevande gassate e soft drink: marchi interessati dall’inchiesta choc

Microplastiche nelle bevande gasate, l'inchiesta de Il Salvagente che ci mette di fronte alla realtà dell'inquinamento anche nella catena alimentare.
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6 anni fa
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Interessante inchiesta de Il Salvagente sulle microplastiche contenute nelle bibite gassate. D’altronde la plastica è sempre stato un problema enorme per il mondo, siamo sommersi di plastica nei mari, nei fiumi e in tanti altri luoghi ma quello che forse l’uomo non sa è che è presente anche in ciò che mangiamo e beviamo poiché non visibile a occhio nudo. Nel mirino stavolta ci sono le bevande industriali che potrebbero contenere delle microplastica ossia particelle solide insolubili di acqua più piccole di 5 millimetri derivanti da poliammide, polietilene tereftalato, polivinilcloruro, acrilico etc.

Dove si trovano le microplastiche?

Difficile, se non impossibile, notare la presenza della plastica nei cibi che mangiamo o nei drink che beviamo. La ricerca negli ultimi anni si è battuta per analizzare questi frammenti e capire realmente da dove arrivano. Le microplastiche potrebbero essere dunque presenti nei frutti di mare, sale marino, pesce, acqua minerale e di rubinetto, nei prodotti con il miele, solo per citare alcuni dei prodotti in cui i laboratori hanno trovato tracce. Questo non vuole dire, ovviamente, che tutti i frutti di mare che mangiamo contengono particelle di plastica è bene precisarlo. Il problema però va affrontato e in maniera seria perché la plastica ha attaccato non solo  gli habitat marini ma anche la catena alimentare.

Nel mirino dell’inchiesta, e qui torniamo all’argomento iniziale, ci sono le bevande gasate o soft drink. Il Salvagente ha inviato dei campioni al laboratori del Gruppo Maurizi di alcune note bevande di marchi quali Seven Up, Pepsi, San Benedetto, Schweppes, Beltè, Coca-Cola, Fanta, Sprite. Il risultato è stato impietoso. Tutte le bottiglie analizzate hanno confermato la presenza di microplastiche con valori da 0,89 mpp/l microparticelle per litro fino 18,89 mpp/l. Nel dettaglio dalle analisi risulta che in pole c’è  Seven Up con 18,89 mpp/l, seguita dalla Gazzosa San Benedetto (15,75 mpp/l), Gazzosa Esselunga (15,33 mpp/l) e a seguire la Schweppes tonica (14,60 mpp/l) e Pepsi (13 mpp/l).

Chiudono Fanta e Coca Cola con 4,57 mpp/l e 3,50 mpp/l.

Un risultato che non perdona anzi non fa che confermare come molti alimenti e bevande possono essere contaminati.  “I dati rilevati nel nostro laboratorio confermano il legame tra inquinamento ambientale e catena alimentare” ha ribadito Daniela Maurizi, A.D. Gruppo Maurizi, mentre Riccardo Quintili, direttore del Salvagente, ha precisato la portata del problema con queste parole: “Se sulla provenienza delle microplastiche, un ruolo fondamentale lo hanno avuto e lo hanno i cosmetici che le inseriscono di proposito (magari, ma non solo, per assicurare l’effetto scrub), oggi la catena di questa contaminazione appare molto più lunga e complessa”.

Una proposta per vietare gli oggetti di plastica

Di recente si era parlato della proposta di vietare oggetti di plastica usa e getta o meglio posate e vassoi, cottonfioc e tutti quei prodotti che finiscono nel mare e aumentano il rischio di inquinamento. Il WWf ha anche lanciato una petizione per chiedere agli Stati Europei di vietare 10 prodotti di plastica usa e getta e introdurre una cauzione su certi prodotti oltre che abolire la produzione di detergenti e prodotti che la contengono entro il 2015.  Firmala qui.

Leggi anche: L’Ue mette al bando piatti e posate: la proposta rivoluzionaria contro la plastica monouso

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