Si tratta di una proposta di legge presentata nel 2017 che ancora non è stata convertita in legge e che prevede che per i primi 3 giorni di malattia il dipendente possa anche fare a meno del certificato medico autocertificando l’assenza. Una vera e propria rivoluzione nel campo della malattia dei lavoratori dipendenti che potrebbe portare a effettivi vantaggi sia per il lavoratore che per il medico curante.
La proposta serve innanzitutto per allegerire le responsabilità in carico ai medici generici e all’Inps ma anche i carichi lavorativi portati dalle assenze per malattia di 3 giorni o meno.
Malattia: quando l’autocertificazione?
La proposta di legge prevede che per malattie lievi e passeggere come, ad esempio, una gastroenterite, un raffreddore, una forte emicrania o comunque malesseri lievi ma invalidanti, comunicando telefonicamente al medico generico i sintomi, quest’ultimo dovrà provvedere solo alla comunicazione al datore di lavoro e all’Inps la malattia senza bisogno di accertarla con una visita.
In questo modo si eviterebbe, per problemi di lieve entità, di doversi recare dal medico per una visita e il lavoratore dovrebbe giustificare sotto la propria responsabilità lo stato di salute in cui versa (che ovviamente deve essere reale per non incorrere in responsabilità penali).
In questo modo il medico curante diventa solo un tramite per trasmettere l’autodichiarazione del dipendente all’Inps e al datore di lavoro senza la trasmissione di nessun certificato. Potranno essere oggetto dell’autocertificazione solo malattie lievi come problemi gastrointestinali, febbre ed emicrania.
Autodichiarazione: pro e contro
Come abbiamo detto la proposta di legge potrebbe portare a meno carico di lavoro per i medici e per l’Inps che si troverebbero a dover gestire meno certificazioni di malattia. Di contro, però, il cambiamento potrebbe portare qualche lavoratore un pò più furbo a giustificare assenze dal lavoro con malattie anche in assenza di patologie mediche, ovvero anche in assenza di necessità.