L’importo del reddito di cittadinanza prevede anche una quota, fino a 280 euro, da destinare al cd contributo affitto. Tra i beneficiari del sussidio, quindi, coloro che devono pagare un canone di locazione, possono contare su una percentuale aggiuntiva.
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Una recente indagine di Solo Affitti svela però un limite del contributo affitto così formulato che rischia di creare una situazione poco equa.
Riconoscere
280 euro per l’affitto mensile può servire in province piccole del sud a coprire quasi tutto il canone mentre in città più grandi non arriva neanche a metà dell’importo mensile da pagare. Per non parlare di Roma e Milano in cui, rispettivamente, 280 euro coprono appena il 27 e il 20% della media dei canoni. L’indagine è stata svolta su immobili di 70 mq ubicati in zone semicentrali delle due città. Tra le altre città in cui 280 euro sarebbero decisamente insufficienti a coprire adeguatamente la spesa per l’affitto media ci sono anche Bologna, Firenze e Trento, dove il prezzo medio registrato da Solo Affitti è di circa 7 78 euro, con il contributo di 280 euro si riesce a coprire poco più di un terzo (36%) del canone di locazione. Leggermente meglio il rapporto a Cagliari (37% di 757 euro) e Napoli (38% di 737 euro). I più avvantaggiati sarebbero gli inquilini a Catanzaro che, mediamente, con 280 euro coprono il 67% dell’affitto. Nel mezzo ci sono Trieste e Bari (47%), Ancona (49%), Potenza (61%) e Perugia (62%).
Sarebbe stato più equo prevedere un contributo affitto modulato rispetto alla media dei canoni nella città di residenza. E’ quanto spiega anche Silvia Spronelli, presidente di Solo Affitti, invitando il governo ad un correttivo: “pur apprezzabile la misura del contributo per l’affitto previsto nel reddito di cittadinanza in molte città rischia di non fornire una copertura sufficiente.
Sicuramente più efficace sarebbe stato studiare una soluzione variabile, agganciata al reale costo delle locazioni nelle singole città”.