Che Matteo Salvini non sostenga personalmente il reddito di cittadinanza non è di certo una novità: è rimasto emblematico il giorno della presentazione della misura in cui il leader della Lega aveva mostrato solo il cartello quota 100, prendendo le distanze, in maniera visiva anche oltre che ideologica, dal reddito di cittadinanza e differenziandosi in questo anche dal premier Giuseppe Conte e da Luigi Di Maio. Il reddito di cittadinanza, quindi, è stato voluto (e non è un mistero) dal Movimento 5 Stelle.
Dopo i risultati delle Elezioni Europee, sono iniziate a circolare più insistentemente voci sulla rottura tra i due partiti e si analizzano le misure del governo che però rispecchiano la volontà solo di uno dei due movimenti e che, quindi, potrebbero saltare.
Il dubbio nasce dall’esigenza di recuperare i circa 50 miliardi che servono per finanziare la flat tax e per non aumentare le tasse. Ma non solo.
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Tra le misure al vaglio per recuperare i fondi necessari spuntano anche l’estensione della possibilità di rottamazione alle imprese, il taglio della spesa pubblica (con la riforma delle detrazioni fiscali per i contribuenti) e infine, eccoci alla vexata quaestio con cui abbiamo aperto l’articolo, la possibile abolizione del reddito di cittadinanza.
In questo contesto si inserisce anche la questione dell’abolizione del bonus Renzi 80 euro, che verrà trasformato, secondo le intenzioni, in una detrazione fiscale.