Andare in pensione con meno di 20 anni di contributi, ecco come

Si può ottenere la pensione anche con meno di 20 anni di contributi. I periodi contributivi non vanno mai persi: requisiti e condizioni minime.
6 anni fa
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Per andare in pensione occorre aver versato almeno 20 anni di contributi. La legge Fornero nel 2012 ha introdotto importanti novità nel nostro ordinamento per quanto riguarda i requisiti per andare in pensione, senza toccare la soglia minima dei 20 anni di contributi versati. Detta misura va però sommata con il requisito dell’età anagrafica che attualmente è di 67 anni e 7 mesi sia per gli uomini che per le donne.

20 anni rappresentano quindi la contribuzione minima obbligatoria per andare in pensione. Ma per chi ha versato meno cosa succede? Esistono ancora delle deroghe.

Una di queste è la deroga Amato che permette di ottenere la pensione di vecchiaia con almeno 15 anni di contributi a determinate condizioni meglio specificate in questo altro articolo. Chi però non rientrasse nemmeno nella soglia dei 15 anni, potrebbe beneficiare del requisito dei 5 anni di contributi almeno ottenendo l’accesso alla pensione di vecchiaia contributiva. La misura è però molto penalizzante poiché la pensione di vecchiaia sarà calcolata col solo sistema contributivo e si potrà accedere dal 2019 con almeno 71 anni di età, requisito che salirà di 3 mesi ogni biennio.

Pensione con meno di 20 anni di contributi

E per chi ha meno di 5 anni di contributi cosa succede? Ebbene il nostro ordinamento prevede sostanzialmente che tali contributi versati non possano essere restituiti dall’ente pensionistico che li ha riscossi. Tali somme non vanno perse, ma legge prevede che in qualsiasi momento possano concorrere al raggiungimento dei requisiti previsti per ottenere la pensione di vecchiaia, anche in presenza di età anagrafica superiore ai 71 anni. In sostanza, nessuno vieta agli anziani di lavorare anche in veneranda età.

Pensione con almeno 5 anni di contributi

Unica possibilità per recuperare tali contributi è quella di farli confluire in una diversa gestione per la quale il soggetto ha diritto a percepire una pensione. In tal caso verrà liquidata una “pensione supplementare” calcolata con il sistema contributivo.

Tanto vale anche per l’estero, cioè se il soggetto trasferitosi oltre confine ha diritto ad ottenere o già percepisce la pensione in uno stato per il quale viene riconosciuto il diritto. Diverso rimane il caso in cui i lavoratori extracomunitari rientrano nel paese di origine per il quale dal 2002 (legge Bossi-Fini) non è più possibile chiedere all’ente previdenziale la restituzione di quanto versato. Resta però confermato il diritto di cui sopra.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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