E’ un buon momento per i titoli di stato italiani, che come tutti gli altri bond sui mercati avanzati risentono positivamente dei toni “ultra-dovish” delle principali banche centrali. I BTp hanno corso nelle ultimissime settimane, specie da quando la BCE di Mario Draghi si è mostrata intenzionata a tagliare ancora una volta i tassi e a tornare agli acquisti di bond con il “quantitative easing”. Più lunghe le scadenze, maggiori i rialzi delle quotazioni. Il titolo più longevo mai emesso dal nostro Tesoro è il BTp 2067 (ISIN: IT0005217390) con cedola 2,80%.
Rendimenti BTp, ecco il segnale ultra-rialzista che tutto il mondo aspetta
Il BTp 2067 ha toccato il suo minimo nel novembre scorso, quando è crollato fin poco sopra a 77. Oggi, però, quota in area 92,70, mostrando un recupero del 20% in 7 mesi. E la metà di esso è avvenuto tutto nell’ultimo mese e mezzo. Questo titolo presenta qualche pecca. Anzitutto, con una durata così lunga, trattandosi di un sovrano italiano e non tedesco, avrebbe dovuto staccare una cedola più alta. Invece, già all’atto dell’emissione parve bassa, considerando che il rendimento di lungo termine sulle scadenze lunghe in Italia superi il 5% in condizioni monetarie ordinarie. Ciò comporta che la duration sia elevata (oggi superiore ai 25 anni) e che la volatilità ne risente direttamente.
Boom di scambi, prezzo su
In più, si tratta di un bond non molto liquido, con un’offerta massima potenziale di 6,6 miliardi di euro. A tanto ammonta il controvalore delle emissioni del Tesoro.
BTP marzo 2040, così giovane e già redditizio
Quanto stia accadendo sembra chiaro: gli scambi aumentano per la più alta richiesta di titoli a lunga scadenza e remunerativi. A comprare sarebbero verosimilmente istituzionali, specie stranieri. Se solo il rendimento si abbassasse dell’1% rispetto al 3,15% attuale, il guadagno sarebbe superiore al 25%, in termini di prezzo. E le probabilità che questo scenario si concretizzi appaiono elevate, aldilà delle specificità negative dell’Italia, dato che il trentennale spagnolo offre ormai meno dell’1,40%. Anche scontando uno spread in area 70 punti base, superiore a quello precedente alla nascita del governo Conte e immaginando una curva sostanzialmente piatta nel tratto più lungo delle scadenze, avremmo che il BTp 2067 renderebbe circa 80-100 punti base in meno di oggi. Ecco perché a giugno sono già passati di mano titoli per un controvalore pari a un quinto del totale. E il mese deve ancora finire, con le ultime sedute ad annunciarsi assai pepate.