Conti correnti sotto la lente del fisco: al via controlli a tappeto sulle principali banche

Il fisco ha iniziato a controllare i conti correnti degli italiani. Focus sui movimenti sospetti e sulle movimentazioni anomale di contanti. Quando scatta la segnalazione della banca.
5 anni fa
1 minuto di lettura

Lo Stato è intenzionato a combattere l’evasione fiscale con ogni mezzo. Sono così partiti i primi controlli  sui conti correnti di alcune principali banche italiane da parte del fisco, come BNL, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Grazie al nuovo strumento di controllo, il “risparmiometro”, il fisco ha così iniziato a passare al setaccio i conti correnti degli italiani.

Risparmiometro e controlli sui conti correnti

Cosa si va a vedere in particolare? L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza hanno puntato il dito contro i potenziali evasori andando a scandagliare le movimentazioni bancarie di liberi professionisti, titolari di partita iva e aziende in generale.

Ma non solo. Grazie al risparmiometro, gli ispettori potranno andare a vedere tutti i conti correnti dei risparmiatori indipendentemente dalla loro attività, basandosi solo sullo scostamento che viene ravvisato dai software fra entrate e uscite, il cui scostamento sia superiore al 20%.

I movimenti di denaro sospetti

Pertanto, ogni movimento anomalo di denaro verrà valutato dal fisco e il contribuente, qualora fosse chiamato in causa, dovrà garantire la responsabilità delle proprie azioni fornendo la documentazione richiesta. Nel mirino del fisco vi sono soprattutto le movimentazioni di capitale rilevanti e di difficile tracciatura, come il versamento o il prelievo di somme di denaro superiori a 5.000 euro, bonifici per acquisto di autoveicoli, imbarcazioni o immobili, così come il trasferimento di capitali all’estero.

Il versamento di contanti, primo campanello di allarme

Bisogna quindi prestare molta attenzione a come gestire i contanti in banca, perché è lì che si annidano i focolai di evasione fiscale. Depositare, ad esempio, 3.000 euro in banca in contanti, senza che sia giustificata la provenienza di tali somme, comporterà l’accertamento fiscale qualora la movimentazione appare anomala o scollegata da un’attività lavorativa tale da far presupporre un guadagno illecito o in nero. Tali operazioni devono sempre essere accompagnate da pezze giustificative scritte e datate per essere regolari con le norme fiscali.

Diversamente, il fisco imporrà al contribuente di versare le relative imposte.

Il prelievo contanti allo sportello

Se il versamento di contanti deve essere sempre giustificato, i prelievi sono invece liberi. Ma attenzione: qui subentra un altro tipo di controllo, quello legato alla normativa antiriciclaggio. Per cui la banca potrà chiedere al cliente di giustificare la finalità del prelievo qualora si tratti di somme superiori ai 5.000 euro. La dichiarazione rilasciata verrà quindi custodita dalla banca che valuterà, anche in relazione alle altre movimentazioni del conto corrente, se segnalare l’anomalia all’UIF, Ufficio di Informazione Finanziaria presso la Banca d’Italia. Da lì, poi, potrebbero scattare anche controlli fiscali demandati all’Agenzia delle Entrate.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Italiani che vivono all’estero: occhio alla multa se in estate si torna in vacanza in Italia

Poste Italiane riapre la piattaforma cessione crediti, al via lunedì 7 marzo
Articolo seguente

Ritiro Carta Reddito di Cittadinanza alle Poste: è ammessa delega o ritiro in ritardo?