Torniamo a parlare di Buoni fruttiferi postali, stavolta per analizzare le caratteristiche salienti della versione “3 x 2”. Come sapete, questi strumenti di impiego dei risparmi sono abbastanza semplici e alla portata di tutte le famiglie italiane. Formalmente, risultano emessi dalla Casa depositi e prestiti e collocati sul mercato da Poste Italiane, tramite la fitta rete di sportelli di cui dispone su tutto il territorio nazionale. Nello specifico, i Buoni fruttiferi postali 3 x 2 sono un investimento di medio periodo, la cui durata massima è di 6 anni.
Buoni fruttiferi postali 3 x 4: qual è il vero rendimento e confronto con i BTp
Successivamente al terzo anno, il disinvestimento prevede la corresponsione non solo del capitale, bensì pure degli interessi maturati fino al terzo anno. Dal quarto al sesto anno, poi, il tasso d’interesse lievita allo 0,90%. Che cosa significa? Al termine del periodo di investimento, si avrà diritto alla restituzione del capitale e alla liquidazione degli interessi, pari allo 0,90% all’anno e moltiplicati per tutti i 6 anni. Altro aspetto da mettere in rilievo – così come abbiamo avuto occasione di notare con il Buono fruttifero ordinario – è che si applica la capitalizzazione composta degli interessi, vale a dire che questi a loro volta producono altri interessi.
Confronto con BTp e Bfp ordinario
Facciamo un esempio: investo 1.000 euro in Buoni fruttiferi postali 3 x 2 e dopo 3 anni decido di disinvestire. Mi sarà corrisposto un importo lordo pari a 1.010,54 euro e che al netto dell’imposta del 12,50% sugli interessi, sarà di 1.009,22 euro. Questo stesso importo mi sarà corrisposto fino al sesto anno, scattato il quale gli interessi maturati saliranno a 55,23 euro lordi, cioè a 48,33 euro netti. A conti fatti, il rendimento medio annuo lordo risulta inferiore a quello degli omologhi BTp, che oggi per un triennale offrono ancora più dello 0,50% e per una scadenza a 6 anni arrivano all’1,17%.
Tuttavia, rispetto ai BTp si ha qui il vantaggio che il capitale rimborsato sarà sempre integrale, mentre i titoli di stato scontano la volatilità delle quotazioni sul mercato secondario, per cui al maggiore rendimento teorico alla scadenza corrisponde anche un rischio legato al disinvestimento anticipato. Se, poi, il confronto lo ponessimo con gli interessi accreditati sui conti correnti o deposito delle banche, ancora meglio: le banche non offrono più interessi, se non marginalmente, sui risparmi; qui, si ha la possibilità di parcheggiare liquidità a rischi nulli e guadagnandoci persino qualcosa, anche se al di sotto del tasso d’inflazione, un problema che affligge un po’ tutto il mercato obbligazionario, a dire il vero.
Per concludere, investendo oggi in Buoni fruttiferi 3 x 2 a 6 anni ottengo con certezza un tasso d’interesse dello 0,90% all’anno, inferiore all’1,15-1,20% garantitomi dal BTp di pari durata, ma con la differenza che ho sempre la certezza della restituzione integrale del capitale, quale che sia la data di disinvestimento. In effetti, questo prodotto punta a vincolare la liquidità del risparmiatore, contrariamente al Buono fruttifero ordinario, che garantisce l’accredito degli interessi a ogni anno trascorso, per quanto nettamente inferiori a quelli del 3 x 2 (0,05% per i primi 5 anni).
Il Buono fruttifero postale ordinario rende meno dei BTp, ma ecco i punti di forza