Bond CDP marzo 2022 (IT0005090995), la scommessa sull’Euribor sostiene il titolo

Obbligazioni CDP marzo 2022 a tasso variabile e legate all'Euribor. Facciamo un confronto con il BTp di pari durata per capire se convenga puntare sull'uno o sull'altro.
5 anni fa
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Scommettere sui tassi e acquistare obbligazioni che tutelino da una stretta monetaria? E’ possibile con i titoli strutturati, quelli che garantiscono cedole legate a indici sottostanti. Nel caso specifico, esaminiamo il bond emesso nel 2015 dalla Cassa depositi e prestiti e con scadenza nel marzo 2022 (ISIN: IT0005090995). Esso prevedeva una cedola fissa dell’1,75% per i primi 2 anni e una variabile per i restanti 5, quest’ultima pari all’Euribor a 3 mesi + un margine dello 0,50%. Si tenga conto come allora il rendimento inizialmente offerto fosse sostanzialmente in linea a quello del BTp di pari scadenza, che viaggiava a meno dell’1%.

E, in effetti, l’Euribor si attestava allo 0,036% all’atto dell’emissione, per cui il rendimento medio alla scadenza risultava del tutto simile. Ricordiamo che la CDP è controllata dal Tesoro per quasi l’83%, per cui il suo debito risulta assimilabile a quello sovrano per grado di rischio.

Oggi, il bond CDP marzo 2022 prezza alla pari, per cui rende esattamente quanto offre la sua cedola. E questa è data dalla somma tra il suddetto margine e l’Euribor a 3 mesi, attualmente in area -0,40%, cioè risulta dello 0,1%, persino leggermente meno dell’omologo BTp marzo 2022 e cedola 5% (ISIN: IT0004759673). In effetti, rispetto ai minimi toccati nella metà dell’ottobre scorso, all’apice delle tensioni tra Italia e Commissione europea sul deficit, il titolo emesso dal Tesoro ha corso del 4,6%, quello della CDP del doppio, ossia del 9,5%.

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Bond CDP o BTp marzo 2022?

In teoria, offrendo cedola inferiore, con il calo dei tassi di mercato il prezzo del bond CDP sarebbe dovuto correre di meno, mentre è accaduto il contrario. E’ evidente che il mercato starebbe scommettendo su un rialzo, prima o poi, dell’Euribor. Sulla scadenza a 3 mesi si mostra negativo sin dalla primavera del 2015, cioè a poche settimane dall’emissione del titolo.

Da allora, non ha fatto che arretrare, toccando il punto più basso agli inizi di settembre, quando valeva il -0,45%.

Sembra poco per affermare che vi sia in corso un’inversione di tendenza, ma forse possiamo parlare di “floor” toccato e dal quale probabilmente ci si allontanerà gradualmente nei prossimi mesi, in assenza di ulteriori tagli dei tassi e varo di stimoli monetari da parte della BCE. Un Euribor anche solo in leggero aumento è quanto servirebbe all’obbligazionista per avere la certezza di avere scelto bene rispetto al BTp di pari durata. In caso di rialzo dei tassi di mercato, la cedola di quest’ultimo rimarrebbe fissa e semmai le quotazioni scenderebbero, facendo male a chi volesse rivendere il bond anticipatamente. Quanto all’obbligazione della CDP, la cedola salirebbe e per ciò stesso la quotazione tenderebbe a contrarsi meno velocemente, infliggendo perdite potenziali minori con un eventuale disinvestimento anticipato.

Chiaramente, se dovesse attecchire lo scenario opposto, varrebbero considerazioni antitetiche: il BTp marzo 2022 continuerebbe ad apprezzarsi per scontare rendimenti più bassi, mentre il bond CDP salirebbe meno di prezzo per via della più bassa cedola erogata e anche se lo tenessimo in portafoglio fino alla scadenza subiremmo ugualmente una perdita con la riscossione di tassi d’interesse inferiori.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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