Una ipotesi concreta, allo studio del governo giallo-rosso, sarebbe quella di una rimodulazione delle aliquote Iva già a partire dal 2020.
Ricordiamo che, in alcuni casi, l’Imposta sul Valore Aggiunto presenta non pochi paradossi e ambiguità.
L’Imposta sul Valore Aggiunto e le sue aliquote
Ai sensi dell’art. 1 del Testo Unico Iva 2019: «L’imposta sul valore aggiunto si applica sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nel territorio dello Stato nell’esercizio di imprese o nell’esercizio di arti e professioni e sulle importazioni da chiunque effettuate».
L’aliquota dell’imposta è stabilita nella misura del 22% della base imponibile dell’operazione. Essa è ridotta al 4%, 5% e 10% per le operazioni che hanno per oggetto i beni e i servizi elencati, rispettivamente, nella parte II, nella parte II-bis e nella parte III dell’allegata tabella A.
In particolare:
- 4%, su generi di prima necessità: prodotti alimentare e agricoli;
- 5%, introdotta da pochi anni, su una ristretta categoria di beni e servizi;
- 10%, per servizi turistici, alimentari ed edili;
- 22%, cosiddetta aliquota residuale, ossia da applicare in tutti i casi non rientranti nelle categorie precedenti.
Rimodulazione delle aliquote Iva a partire dal 2020
Con la legge di bilancio 2020 si potrebbe andare a modificare il DPR n.633/1972, per riformulare le aliquote per alcuni prodotti e servizio, o categorie di prodotti e servizi.
Alcuni beni, ad oggi, si trovano a far parte di categorie con aliquote che non trovano nessun nesso logico con il bene o servizio in questione. Prendiamo per esempio il tartufo, su cui grava un aliquota come bene di prima necessità (4%), mentre gli assorbenti vengono venduti con l’Iva ordinaria del 22%.
Queste modifiche tenderebbero a superare e a correggere queste ambiguità. In alcuni casi il riadattamento potrebbe diventare vantaggioso per le famiglie Italiane. Da pochi giorni, ad esempio, si starebbe concretizzando l’idea di un abbassamento delle aliquote di energia elettrica e gas, con la riduzione dell’IVA dal 10% al 5%.
Riduzione che porterebbe ad un risparmio di circa 26 euro l’anno di energia elettrica, e di ben 118 euro l’anno di gas.