Mettere il naso fuori di casa quando devi fare i conti con rendimenti nulli o negativi sul mercato obbligazionario è diventato un “must”, anche se questo implica necessariamente assumersi qualche rischio in più. E i mercati emergenti si mostrano appetibili, pur non tutti e non nella stessa misura. In questo articolo, vi proponiamo di dare un’occhiata all’Egitto, in apparenza più che interessante. A settembre, l’inflazione nel paese nordafricano è scesa al 4,8%, ai minimi da ben 7 anni e in forte calo dal 14,1% di maggio, l’ultimo mese a registrare una crescita tendenziale dei prezzi a doppia cifra.
Investire in bond emergenti in valute forti? Ecco a cosa guardare per limitare i rischi
Perché vi diciamo questo? Se leggete la curva dei rendimenti sovrano di Al Cairo, noterete come i tassi a breve quasi tocchino il 17% con il bond a 3 mesi, scendendo solamente al 15% per la scadenza a 10 anni. Eppure, da maggio la banca centrale ha tagliato i tassi per 3 volte e per un totale di 250 punti base, abbassandoli al 13,25%. Si direbbe che il mercato non abbia ancora scontato del tutto né l’allentamento monetario già varato, né quello che con ogni probabilità proseguirà nei prossimi mesi, grazie alla discesa dell’inflazione, sostenuta dal rafforzamento del cambio. Quest’anno, la sterlina ha guadagnato il 15% contro il dollaro, riducendo il costo dei beni importati e stabilizzando il tasso di crescita del pil al 5,4% su base annua nel primo e secondo trimestre.
Riforme economiche e prospettive per bond
L’economia egiziana sembra iniziare a raccogliere i frutti delle riforme del governo, varate tre anni fa sotto l’assistenza del Fondo Monetario Internazionale, che ha prestato al paese 12 miliardi di dollari. Le misure d’impatto sono state impopolari, come l’eliminazione dei sussidi alle famiglie e la svalutazione del cambio fino ad allora tenuto fisso contro il dollaro, ma adesso le prospettive sembrano di molto migliorate, lambendo il mercato obbligazionario.
Lira egiziana svalutata, 5 mesi dopo è boom dei prezzi
Anche i bond in dollari ed euro si mostrano appetibili. Il titolo con scadenza 31 gennaio 2022 e cedola 6,125% (ISIN: XS1558077845) quest’anno ha guadagnato il 4,7% e offre oggi un rendimento di poco inferiore al 5%, qualcosa come oltre tre volte l’omologo Treasury. E l’altro bond, sempre in dollari USA, ma con scadenza 11 giugno 2025 e cedola 5,875% (ISIN: US03846JW222) ha guadagnato quest’anno quasi il 13%, rendendo al momento in area 5,25%, anche in questo caso molto più del Treasury di pari durata, che si ferma all’1,60%. Infine, il bond in euro con scadenza 16/04/2030 e cedola 5,625% (ISIN: XS1807305328) ha messo a segno nel corso del 2019 un rialzo del 14%, offrendo un rendimento attualmente del 5,75%, circa 5-6 volte in più il nostro BTp, che pure nell’Eurozona è il secondo meno caro dopo la Grecia.
Con l’inflazione sotto controllo, la banca centrale quasi certamente deciderà di tagliare ancora i tassi e in misura consistente nei prossimi mesi, approfittando dell’allentamento monetario globale, a partire dalla Federal Reserve. Ciò dovrebbe far apprezzare i titoli di stato in valuta locale, specie se il cambio continuasse a rafforzarsi. Il 15-17% di rendimento con un’inflazione domestica sotto il 5% non sarebbe più sostenibile. Il rally delle obbligazioni egiziane potrebbe scattare a breve.