Carta d’identità per Facebook: la proposta ‘pericolosa’ di Italia viva

Accedere ai social tramite la carta d'identità per combattere l'odio, i pro e contro di una proposta che fa discutere.
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5 anni fa
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Combattere l’odio sui social attraverso l’obbligo di depositare la carta d’identità quando si apre un profilo Facebook. L’idea non è assolutamente nuova ma è stata nuovamente proposta dal deputato di Italia viva, Luigi Marattin, tramite un tweet in cui ha spiegato che questa potrebbe essere la strada per dar filo da torcere alle fake news e l’odio che imperversa in rete. 

Combattere l’odio

Non si sa molto sulle conseguenze che una decisione simile potrebbe avere né tanto meno sull’applicazione di una norma simile, che sulla carta appare quanto meno non semplice.

Il problema dei social, un problema che si può definire enorme, non è solo quello delle fake news che circolano su Facebook ma anche il fenomeno dilagante delle pagine e gruppi che infondono odio. Il renziano proprio su Twitter ha spiegato «Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così» tutto ciò per «impedire che il web rimanga la fogna che è diventato (una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle)». 

Petizione

Italia Viva ha addirittura proposto una petizione («Basta fake: stop ai profili falsi sui social network») che in poche ore ha ricevuto 2.400 adesioni per promuovere questa mossa ma l’obiettivo è arrivare a 10mila. Ma come dovrebbe avvenire, nella sostanza, l’autenticazione tramite carta di identità? Nella pratica, tramite delle autorità terze in modo da garantire che “un account corrisponda un nome e un cognome di una persona reale, eventualmente rintracciabile in caso di violazioni di legge”. 

L’idea però non sembra convincere proprio tutti e il discorso si sposta sui documenti forniti da chi si iscrive ai social. Secondo il ricercatore di sicurezza Luigi Gubello, infatti, lo Stato, in questo modo, permetterebbe a società private che hanno la sede legale fuori dal Paese di collezionare documenti, senza considerare che non sarebbe facile capire se un tale documento è autentico oppure no e collegato davvero alla persona interessata.

C’è anche la questione della privacy e della garanzia di libertà di espressione, ormai un vero cavallo di battaglia sui social. D’altronde, aprire un account su Instagram o Facebook è davvero un gioco da ragazzi, bastano una email, una password e una data di nascita e il solo limite è quello dell’età, che deve essere minimo di 13 anni. Chi viola le norme però non rischia nulla se non la chiusura dell’account. Chi opera online e diffonde odio, spesso, lo fa utilizzando nome falso e nascondendo l’Ip tramite modalità protette e in questo caso individuare il soggetto non è semplice. 

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