In Italia la legge prevede che oggi si vada in pensione con 67 anni di età. Così ha stabilito nel lontano 2011 l’allora ministro per il Lavoro Elsa Fornero a cui è legata la riforma pensionistica attualmente in vigore. Ma quanti lavoratori realmente aspettano la veneranda età per lasciare il lavoro?
Non molti, a dire la verità. Fra quota 41, categorie privilegiate, deroghe, quota 100, Ape Sociale, Opzione Donna, coloro che devono aspettare 57 anni di età non sono molti. Il settore privato può anche usufruire, previo accordi sindacali, anche dei fondi esuberi e leggi sugli scivoli per agevolare l’uscita anticipata dal lavoro in attesa della pensione Inps.
Le forze armate e dell’ordine
Una evidente eccezione ai requisiti della riforma Fornero è rappresentata dalle forze armate e dell’ordine. I militari, in base all’art. 24 della stessa legge 201 del 2011, che porta appunto la firma dell’ex ministro al Lavoro nel governo Monti, non rientrano nelle modifiche. Così chi indossa una divisa continua ad andare in pensione secondo la vecchia normativa, quindi anche prima dei 60 anni, con trattamenti pensionistici al di sopra della media. Ciò non riguarda però la categoria dei vigili del fuoco, perché non appartenenti alle forze armate, anche se svolgono un lavoro a loro equiparabile per quanto concerne la sicurezza e l’ordine pubblico.
I giornalisti professionisti
Un’altra categoria che potrebbe beneficiare di agevolazioni per andare in pensione è quella dei giornalisti professionisti. La legge di bilancio per il 2020 ha previsto infatti l’istituzione di un fondo pari a 10 milioni di euro per gli anni a venire per consentire ai giornalisti iscritti all’Inpgi di beneficiare di un “aiuto” per l’accesso anticipato alla pensione. Più nel dettaglio, la finanziaria 2020 che, nell’ambito di piani di ristrutturazione aziendale presentati dopo il 31 dicembre 2019, viene prevista un’assunzione a tempo indeterminato ogni due prepensionamenti, di giovani sotto i 35 anni di età o di giornalisti che già collaborino con lo stesso editore.
I poligrafici
Agevolazioni in arrivo anche per il personale appartenente alla categoria dei poligrafici. La manovra di bilancio ha infatti stanziato per gli anni che vanno dal 2020 al 2023 risorse necessarie per permettere il pensionamento anticipato a chi ha maturato almeno 35 anni di contributi. Anche in questo caso, come per i giornalisti, il beneficio sarà concesso solo ai lavoratori appartenenti ad aziende che presenteranno piani di riorganizzazione o ristrutturazione. I dipendenti del settore versano infatti in stato di crisi a causa del crollo delle vendite dei giornali e della chiusura di molte redazioni. Tra i lavoratori poligrafici che beneficeranno dell’anticipo vi sono i dipendenti di Elcograf (ex gruppo Mondadori). Tantissimi, tra loro, ma in generale tra i grafici sparsi per l’Italia, vi sono lavoratori che hanno iniziato a lavorare in “tipografia” a meno di 20 anni: chi ha avuto la fortuna di vedersi assegnare tutti i contributi previdenziali, lascerà il lavoro prima di compiere i 55 anni.
I lavoratori del settore privato
Fra le varie categorie del settore privato, poi, vi sono anche numerosi lavoratori che, grazi ad accordi aziendali, riescono a lasciare anticipatamente il lavoro. L’esempio classico è quello dei bancari che, grazie al fondo esuberi e accordi di solidarietà, riescono ad andare in pensione ancor prima del raggiungimento dei 60 anni di età. Accordi che vengono estesi anche alle grandi aziende che possono disporre di risorse economiche atte a far scivolare in anticipo i lavoratori verso la pensione. Si pensi, ad esempio, ai contratti di espansione.
I lavoratori usuranti
Nella lista degli “anticipatari”, infine, vanno inclusi anche coloro che svolgono lavori usuranti, ovvero quella quindicina di professionalità (ci sono anche le educatrici dei nidi e i maestri della scuola dell’Infanzia), che hanno accesso all’Ape Sociale, quindi al pensionamento anticipato senza, di fatto, alcuna decurtazione dell’assegno Inps.