Buongiorno, sono un lavoratore dipendente di un’azienda privata. A settembre 2020 compirò 62 anni e avrò maturato 41 anni di contributi. Pertanto sarò in possesso dei requisiti per accedere alla pensione tramite la cosidetta “Quota 100”. In questi giorni ho appreso che la nuova legge di Bilancio ha stabilito che nel 2020 l’uscita anticipata dal mondo del lavoro verrà calcolata con una percentuale media tra il 60 ed il 65 per cento del sistema contributivo.
Come questo incide sul calcolo dell’assegno pensionistico? Si parlava di un taglio sulla pensione in media del 10% per tutta la vita pensionistica del lavoratore.
Le chiedo cortesemente una Sua risposta in merito.Grazie per la Sua cortese risposta.
L’Ocse ha bacchettato l’Italia: si va in pensione troppo presto.
Per quanto riguarda Quota 100 gran parte della spesa è stata affrontata nel 2019 (ed è stata anche inferiore alle stime iniziali). Nel 2020 chi aderisce alla Quota 100 vedrà l’assegno calcolato per una percentuale del 60-65% tramite sistema contributivo. Questo metodo, erogando gli assegni in base ai contributi versati, allinea le pensioni con i contributi versati. A conti fatti chi aderisce a Quota 100, dovrà considerare un taglio ulteriore del 10% circa sulla pensione per tutta la vita. Facile prevedere che la Quota 100 diventerà meno appetibile in questo modo. Dal 2021 la percentuale di pensionati che avrà gran parte della propria pensione, calcolata con il sistema contributivo, potrebbe arrivare dal 73% al 90%.
Qualche agevolazione potrebbe essere introdotta per le mamme lavoratrici e per i precoci in modo da valorizzare i contributi versati. Proprio per le difficoltà dovute a precariato e disoccupazione, si ipotizza che in un futuro non lontano non si andrà in pensione prima dei 71 anni.
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