Buoni postali fruttiferi, termini quasi scaduti per l’incasso: incassarli anche con rendimento più basso?

Bfp vicini alla scadenza: è meglio incassarli o non incassarli se gli interessi sono inferiori a quelli che ci si aspettava?
5 anni fa
1 minuto di lettura
Quali sono i migliori investimenti postali

Aldo Bissi del comitato scientifico “Ridare” alla Repubblica.it ha parlato di buoni fruttiferi postali in scadenza. Nel dettaglio ha fornito dei suggerimenti su come regolarsi con titoli che stanno per scadere ma per l’incasso c’è una diatriba tra le Poste e il risparmiatore in merito ai rendimenti.

Bfp in scadenza: incassarli o non incassarli se gli interessi sono inferiori a quelli che ci si aspettava?

Alla Repubblica.it ha scritto una donna in possesso di alcuni buoni fruttiferi postali dell’anno 1985 della serie P e senza alcun timbro e di altri titoli emessi nell’anno 1987 con un timbro sul davanti “P-Q” ma sul retro solo col timbro relativo ai tassi dei primi 20 anni.

Il rendimento dal ventunesimo al trentesimo anno, quindi, era rimasto inalterato. La donna ha chiesto al noto quotidiano se le conveniva riscuotere subito le somme agendo magari dopo se gli interessi erogati sarebbero stati inferiori a quelli reali.

Alla domanda ha risposto, come detto, Aldo Bissi del comitato scientifico di Ridare che è un portale di Giuffrè Francis Lefebvre che fornisce risposte per ogni tipo di esigenza grazie ai suoi professionisti legali e fiscali. Tornando al quesito posto dalla signora, Bissi comunica che non fare nulla non è una buona mossa in quanto qualora il buono vada in prescrizione (dato che è in scadenza) non si potrà più avere alcun rimborso. Anche se la somma è inferiore alle proprie aspettative, si deve riscuotere comunque.

Bissi consiglia di fare ciò anche perché ogni caso va analizzato singolarmente da un esperto in quanto le circostanze potrebbero cambiare. Questo a causa della data di emissione, della serie, dell’apposizione o meno del timbro nonché di specifiche sul modulo cartaceo.

Divergenza calcolo interessi

Alla Repubblica.it, il dottor Bissi ha suggerito, qualora vi sia una divergenza tra quanto Poste Italiane riconosce e quanto si ritiene di dover ricevere come rimborso del buono, di non sottoscrivere nessuna quietanza integralmente liberatoria (per chi non lo sapesse è una dichiarazione rilasciata dal creditore che attesta di aver ricevuto dal debitore una somma di denaro parziale o totale di quanto avrebbe dovuto dare)  ma di chiedere che l’incasso della somma avvenga con l’espressa condizione di voler procedere affinché gli vengano riconosciuti interessi maggiori, quelli che ritiene gli spettino.

Leggete anche: Buoni fruttiferi postali: risparmiatrice recupera 8.450 euro di interessi

[email protected]

alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Aumenta l'Assegno di Inclusione
Articolo precedente

Soldi come regalo alle nozze: multa se non si depositano subito in banca? Il Fisco tassa il matrimonio

Articolo seguente

Capodanno Cinese 2020 con Vodafone e info Galaxy Days con rimborso fino a 200 euro per smartphone