E’ diventato una piccola Florida d’Europa e la misura ha attratto migliaia di stranieri dal resto del continente, ma la pacchia starebbe finendo per i pensionati che dall’estero decidono di trasferirsi in Portogallo per godere non solo del clima mite, del buon cibo e dell’aria tranquilla che si respira in quest’area della penisola iberica, bensì pure per pagare meno tasse. Nel 2009, Lisbona decise di esentare del tutto e per 10 anni gli assegni erogati da istituti esteri e percepiti da qualsiasi anziano che non fosse stato residente nel paese nei 5 anni precedenti e vi si fosse trasferito per la maggior parte dell’anno (183 giorni).
Pensionati italiani in Portogallo: boom di presenze, ma attenzione alle truffe
Le mete preferite risultano l’Algarve, la splendida regione costiera del sud, oltre a Porto e Lisbona. Adesso, il governo del premier socialista Antonio Costa, pressato dall’Unione Europea per quella che Bruxelles ritiene essere una misura di concorrenza sleale verso gli altri stati comunitari, ha presentato una proposta di legge per mitigarne i benefici. Gli assegni esteri verranno tassati in futuro al 10%, fermo restando i suddetti requisiti. E cosa ancora peggiore, è stato fissato il pagamento minimo di 7.500 euro all’anno. Per i pensionati stranieri già residenti, nessuna variazione, assicura l’esecutivo, ma pronta è scattata la protesta delle associazioni in rappresentanza dei proprietari di immobili, secondo cui l’impatto della riduzione dell’esenzione fiscale sarebbe negativa per l’economia lusitana.
Il Portogallo ha vivacizzato i suoi centri abitati più disabitati anche grazie all’azzeramento delle imposte sui pensionati arrivati da fuori. Migliaia di immobili sono stati ristrutturati, i loro valori di mercato sono aumentati e ciò ha contribuito a fare uscire il paese dalla crisi che lo aveva travolto specificatamente nel 2011, quando dovette ricorrere a un salvataggio internazionale per evitare il crac.
Sud Italia un nuovo Portogallo?
Certo, il 10% risulterebbe comunque inferiore alle aliquote vigenti mediamente in tutti gli stati UE, ma se davvero il governo dovesse imporre un pagamento minimo di 7.500 euro, solo i redditi molto alti continuerebbero a beneficiare della tassazione leggera, tutti gli altri no. E la riforma non si limita ai pensionati. Nel mirino di Costa vi sono anche i cosiddetti “passaporti d’oro” o “golden visa”, rilasciati (sarebbero ad oggi 19.000) a quanti investano sul mercato immobiliare portoghese almeno 500.000 euro. Questo beneficio sarà mantenuto, ma per gli investimenti immobiliari all’infuori di Lisbona e Porto. Motivo? Il governo raccoglie il malcontento crescente tra i residenti, provocato dalla lievitazione del costo della vita negli ultimi anni, in buona parte proprio a causa di questi schemi fiscali attrattivi per gli stranieri, che hanno incrementato la popolazione.
A questo punto, l’Italia può tirare fuori dalla manica l’asso della sua “flat tax” al 7% sugli assegni erogati da istituti previdenziali stranieri a quanti intendano trasferirsi in comuni del Sud Italia (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) fino a 20.000 abitanti. Anche in questo caso, l’intento consiste nel porre un argine allo spopolamento di diverse aree meridionali, creando anche un indotto minimo. In alternativa, gli stessi potranno optare per pagare un’imposta fissa di 100.000 euro, l’altra misura introdotta dall’allora governo Gentiloni per attirare i “paperoni” stranieri. Per capirci, uno dei beneficiari più famosi è Cristiano Ronaldo.
Flat tax al 7% per i pensionati esteri nel Sud Italia
La sola tassazione certamente non rende il Meridione competitivo con il Portogallo.