Il Parlamento sta portando avanti la riforma del fisco che pare più urgente di quella sulle pensioni. Come noto, fra le varie novità già in vigore a partire da quest’anno vi è anche quella dell’ampliamento della no tax area per effetto dell’assorbimento del così detto Bonus Renzi fino a redditi per 28.000 euro all’anno nell’ambito della legge per la riduzione del cuneo fiscale.
In particolare, la Commissione Bilancio al Senato ha messo in evidenza possibili comportamenti elusivi nei confronti del fisco da parte dei contribuenti a ridosso del limite della no tax area con rischio maggiore per coloro che si posizionano in una fascia di reddito a ridosso degli 8.145 euro, soglia al di sotto della quale non sono dovute imposte allo Stato.
La riforma del Bonus Renzi
Come noto, il decreto legge numero 3 del 2020 manda in pensione da quest’anno il Bonus Renzi da 80 euro, sostituito da un trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente ed assimilati che garantirà un bonus pari 1.200 euro per i redditi fino a 28.000 euro all’anno (ad esclusione degli incapienti). A ciò si aggiunge, per effetto della riforma sul taglio del cuneo fiscale, una detrazione di 600 euro che diminuisce all’aumentare del reddito da lavoro, per la fascia compresa tra i 28 mila e i 40 mila euro. E proprio in prossimità della no tax area e della soglia dei 28 mila euro – secondo i senatori della Commissione Bilancio – si rischiamo fenomeni elusivi e di evasione fiscale. Vediamo perché.
Gli incapienti e la no tax area fino a 8.145 euro
Per i contribuenti che non beneficiano del nuovo bonus da 1.200 euro di cui sopra (600 per il 2020 poiché si parte dal mese di luglio), i cosi detti “incapienti”, cioè coloro che percepiscono meno di 8.145 euro di reddito all’anno, si potrebbe creare un fenomeno fiscale distorsivo ai danni dell’erario.
Favoriti i contribuenti con redditi fino a 28.000 euro
Tuttavia, in base alle aliquote Irpef 2020, il problema maggiore potrebbe presentarsi nella fascia di reddito compresa fra la no tax area e i 28.000 euro. Fino a tale soglia si ha infatti diritto al nuovo trattamento integrativo di 1.200 euro (600 per il 2020). I contribuenti saranno quindi indotti a posizionarsi su valori di reddito che gli consentano il massimo vantaggio fiscale possibile, guardandosi bene dal versare troppe imposte allo Stato. Ad esempio un contribuente con 28.500 euro ha diritto a una detrazione di 98,58 euro al mese, pari a 591 euro per 6 mesi dell’anno 2020 cifra a cui corrisponde un reddito detassato di almeno 1.555 euro. E’ quindi ipotizzabile – secondo la Commissione Bilancio – una sorta di riposizionamento fiscale che tenga conto dei maggiori vantaggi per i contribuenti e pertanto anche i nuovi contratti di lavoro rischiano di cambiare in questo senso, magari con maggiore ricorso al part time in azienda. Altri introiti potrebbero quindi derivare da lavoro nero e sommerso o attraverso escamotage che i datori di lavoro non mancheranno di mettere a punto.