AAA: studio legale cercasi. Investire Oggi fa suo l’appello che molti obbligazionisti, in possesso dei titoli di stato del Venezuela, ci rivolgono da settimane. Il caso è un po’ complicato e il nostro quotidiano è stato ad oggi l’unico in Italia ad essersene occupato in maniera più approfondita. Caracas è in default dal novembre 2017. Da allora, ha smesso di pagare le cedole e di rimborsare il capitale in scadenza. I creditori internazionali si sono ritrovati anche senza la possibilità di scambiare i bond sul mercato secondario nell’ultimo anno, essendo scattato l’embargo americano contro le transazioni in dollari.
Virtualmente, i titoli venezuelani valgono zero, ma qualche banca italiana furbescamente ha continuato a valutarli nel conto titoli come se fossero quotati al loro valore nominale, cioè a 100, data l’impossibilità di conoscere le quotazioni effettive. L’Agenzia delle Entrate ha dato ragione a un investitore, che gentilmente ci ha fornito anche i dati dell’interpello: n.915-244 del 2019. L’imposta di bollo non è dovuta su questi bond, in quanto dal valore nullo.
Bond Venezuela, buone notizie per gli obbligazionisti: imposta di bollo non dovuta
Default e legge americana
Ma torniamo al cuore della questione. Per i bond in valute estere emessi dal 2005, si è scoperto che esiste una clausola che prescrive dopo tre anni dal default il pagamento delle cedole arretrate, a meno che l’obbligazionista non sospenda la prescrizione con l’invio (presumibilmente) anche solo di un sollecito di pagamento. Poiché i tre anni scadono nel novembre di quest’anno, bisogna fare presto. Problema: a chi inviare la lettera? Al Ministero delle Finanze. Facile, se non fosse che i bond risultino emessi sotto la legge americana e gli USA formalmente non riconoscono il regime di Nicolas Maduro, bensì il governo di Juain Guaido.
Bond Venezuela: attenzione a clausola su interessi arretrati
Dunque, il giudice americano nemmeno ammetterebbe come prova un atto di contestazione o di sollecito nei confronti del governo di Maduro.
Sono davvero tante le richieste che ci giungono per email quotidianamente, tutte da piccoli investitori, qualcuno arrivato a puntare capitali più corposi, ma in ogni caso sprovvisti di assistenza legale e sempre o quasi lasciati all’oscuro dalle banche sull’evoluzione dei fatti a Caracas, anche perché obiettivamente per gli stessi istituti sta risultando difficile ottenere informazioni. Chiunque ritenga di poter contribuire fattivamente alla causa ci scriva e sarà da noi ricontattato per organizzare nel modo migliore il da farsi.