Coronavirus, Italia tra Paesi più danneggiati: rischio crisi come 2008, settori più colpiti

Oltre al turismo, gli altri settori più a rischio per l’economia italiana sono la moda, il vino, l’automotive e il food.
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5 anni fa
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L’epidemia del Coronavirus avrà effetti economici disastrosi su molti Paesi. Secondo le previsioni dell’Ocse, nel 2020 il Pil scenderà dal 2,9 al 2,4 per cento, facendo registrare un brusco calo rispetto all’anno precedente. Tra le nazioni che pagheranno il prezzo più salato della crisi economica figura anche l’Italia, insieme ad altri Stati che basano la propria economia soprattutto sul turismo: Portogallo, Grecia, Thailandia e Filippine. In un recente approfondimento pubblicato su Business Insider (edizione italiana) a cura di Michela De Biasio, si parla esplicitamente del rischio per l’Italia di trovarsi in una situazione simile a quella vissuta durante la crisi del 2008.

I settori più a rischio

Il turismo ha un valore pari al 13 per cento rispetto alla crescita complessiva dell’economia italiana. Le ripetute denunce in questi giorni di Federalberghi sono soltanto la punta dell’iceberg di una crisi destinata a mettere in ginocchio il settore turistico in Italia. Si guarda con preoccupazione alle prenotazioni per Pasqua, ma il vero incubo per gli albergatori è rappresentato dalla prossima estate e dal numero di disdette che arriveranno nelle prossime settimane, qualora la situazione sul fronte Coronavirus non dovesse migliorare. Perdite potenziali importanti anche per il settore alberghiero e ristorazione, trasporto, noleggio e leasing ma anche musei, cinema e teatri.

Gli altri settori

Oltre al turismo, gli altri settori più a rischio per l’economia italiana sono la moda, il vino, l’automotive e il food. In questi ultimi giorni, le principali case di moda italiane (Armani, Versace, ecc) sono state costrette a rinviare eventi, sfilate e show importanti. A serio rischio anche le aziende operanti nell’automotive e che producono componenti per automobili, sia all’interno che all’esterno delle zone rosse individuate dal Governo italiano. Al momento, la posizione più difficile è quella di General Ricambi, la cui sede è sita a Castiglione d’Adda, vale a dire nell’area del focolaio lombardo (provincia di Lodi), il cui sindaco ha più volte lanciato appelli al Governo per la salute della sua popolazione.

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