Prezzo del petrolio ai minimi dal 2002, ma la benzina costa davvero tanto meno?

Il prezzo del carburante nei distributori è sceso nelle ultime settimane, risentendo del crollo delle quotazioni del petrolio. Facciamo due conti per vedere se i ribassi siano corrisposti ai minori costi del greggio.
5 anni fa
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Prezzi benzina e diesel

Ieri, il prezzo del petrolio è sceso ai minimi dal 2002, con un barile di Brent a costare meno di 23 dollari e uno di WTI negli USA a poco più di 20. Man mano che aumentano le economie in quarantena per contrastare il diffondersi del Coronavirus, la domanda crolla e adesso che anche molte città americane stanno attuando il “lockdown”, i ribassi per le quotazioni internazionali appaiono incessanti, anche perché l’offerta rimane spropositatamente elevata dopo il mancato accordo russo-saudita per tagliarla. E scende anche il prezzo del carburante alla pompa in Italia.

Ieri, stando all’elaborazione dell’Osservatorio del Ministero per lo Sviluppo economico, un litro di benzina costava mediamente 1,468 euro, un litro di diesel 1,355 euro.

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Rispetto all’inizio dell’anno, la discesa c’è stata ed è visibile. Ci chiediamo, però, se abbia seguito del tutto quella delle quotazioni internazionali del greggio. Stando sempre ai dati del Mise e riferiti alla prima settimana di gennaio, un litro di benzina costava 1,599 euro, uno di diesel 1,492 euro, in entrambi i casi erogati con il self service. Parliamo dei giorni caldi dell’attacco americano contro il generale iraniano Qassem Soleimani, che aveva fatto impennare la temperatura tra USA e Iran e anche le quotazioni, con il Brent a toccare i 70 dollari al barile.

Da allora, la benzina è scesa di 13 centesimi e la diesel di 13,7 euro al litro. Tanto, poco, il giusto? Per rispondere, facciamo qualche calcolo. Nella prima settimana di gennaio, il Brent costava mediamente intorno ai 67,50 dollari al barile e il cambio euro-dollaro si attestava a 1,1166, per cui un litro grezzo costava circa 38 centesimi di euro. L’altro ieri, un barile di Brent costava sui 25 dollari e il cambio euro-dollaro si attestava in area 1,1050, per cui un litro grezzo incideva per 14 centesimi, 24 in meno rispetto a inizio anno.

Come sappiamo, sul prezzo finale grava la pressione fiscale. Ora, le accise sono elevatissime in Italia, ma hanno un’incidenza fissa e non variano al mutare delle quotazioni. Invece, l’IVA al 22% si applica sia sulle accise, sia sul resto delle componenti del prezzo, tra cui il costo del Brent.

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Dunque, i 24 centesimi risparmiati dalle compagnie per l’importazione del petrolio su ogni litro di benzina o diesel venduto diventano oltre 29 centesimi di risparmi teorici per l’automobilista. Invece, i cali sono stati meno della metà, mancando all’appello oltre 16 centesimi per la benzina e circa 15,50 centesimi per la diesel. Stiamo dicendo, cioè, che in teoria un litro di benzina dovrebbe costarci oggi poco più di 1,30 euro e un litro di diesel circa 1,20 euro. Come mai i prezzi non sono scesi quanto il petrolio, pur in piena crisi dei consumi per via della quarantena nazionale?

Paradossale che possa apparire, proprio il tracollo economico in corso in Italia starebbe spingendo compagnie e distributori a trattenere parte dei risparmi per non soccombere alla crisi. I secondi devono fare i conti con un crollo delle erogazioni lamentato fino al 70%, per cui se trasferissero tutti i risparmi sui prezzi, finirebbero per chiudere. E così, starebbero mettendo le mani su circa la metà del crollo delle quotazioni per non morire in molti casi, in altri forse anche approfittando delle condizioni generali del mercato.

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C’è da dire che i prezzi di cui sopra per moltissimi italiani siano perlopiù teorici, non potendo uscire di casa, se non per fare la spesa o andare in farmacia. In questi casi, il risparmio sarebbe amplificato proprio dai minori consumi. Faccia riflettere, infine, che il peso delle tasse su un litro di benzina ieri si attestava al 67,6% del prezzo, su un litro di diesel al 63,6%.

Lo stato si mangia circa i due terzi della spesa carburante, salassando automobilisti e restringendo i margini di compagnie e distributori.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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