Coronavirus: IVA al 22% sulle mascherine, ma sugli assorbenti è già scesa al 4%

Per lo Stato le mascherine protettive non sono un bene necessario e l’IVA resta al 22%. La spesa non è nemmeno detraibile in dichiarazione dei redditi.
5 anni fa
2 minuti di lettura

E’ ancora polemica sulle mascherine protettive da coronavirus. Se fino a poco tempo fa il problema era rappresentato dalla scarsità in commercio, oggi è il problema è dato dal prezzo che grava sull’acquisto.

Ebbene, sulle mascherine pesa l’IVA al 22%, come se fosse un bene di lusso o non necessario. Chi le compra corrisponde quindi allo Stato, oltre a un prezzo che in questo momento tende a salire vertiginosamente anche per effetto della speculazione, anche una tassa ingiusta.

IVA al 22% sulle mascherine

Le mascherine, quelle dovrebbero preservare dalla trasmissione del virus per naso e bocca sono considerate bene di lusso con IVA al 22%.

Il che è chiaramente visibile sullo scontrino rilasciato dall’esercente o dal farmacista. Oltretutto la spesa non è nemmeno detraibile in dichiarazione dei redditi, a meno che non si tratti di mascherine chirurgiche Ffp2 o Ffp3 destinate normalmente agli ospedali e per le quali è prevista la detrazione fiscale. Le mascherine sanitarie sono da settimane diventate un oggetto d’uso quotidiano e lo saranno ancora per molto tempo. “Non sono un bene di lusso ed è giusto quindi portare subito l’IVA sulle mascherine dal 22% al 4% come pane e latte, beni di prima necessità” – come scrive il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro -. Non è nemmeno concepibile che nel nostro ordinamento fiscale che sugli assorbenti o sul canone TV l’IVA sia al 4%, mentre sulle mascherine si debba pagare il 22%.

Riduzione IVA su mascherine, il governo ci pensa

A oggi comunque nulla è ancora cambiato. L’Iva agevolata sulle mascherine è allo studio dell’esecutivo. Da tempo è una proposta caldeggiata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, secondo il quale questa soluzione consentirebbe anche di mettere nelle condizioni migliori possibili aziende che dovessero decidere di riconvertire la produzione e contribuire così ad avere maggiore disponibilità di uno strumento di protezione sempre più essenziale. La maggioranza, attraverso alcuni emendamenti al DL Cura Italia all’esame della commissione Bilancio, ha chiesto misure in questo senso su mascherine e dispositivi di protezione ma al momento, si fa notare da fonti parlamentari, è un intervento che costa come riduzione di gettito e quindi si sta valutando se e come inserirlo nel decreto di aprile.

Credito d’imposta mascherine per le aziende

Posto poi che l’uso della mascherina è diventato obbligatorio in alcune Regioni come Lombardia e Toscana, sarebbe quanto meno necessario che le mascherine venissero fornite gratuitamente dalle farmacie, cosa che non sta succedendo. Il rischio è che tutto quello che si sta dicendo sulla riduzione dell’IVA rimanga solo nelle buone intenzioni del legislatore. Finora tutto quel che si è visto è una miseria nel decreto imprese, dove compare un credito di imposta per le aziende che acquistano mascherine e strumenti di lavoro come guanti, visiere e occhiali protettivi, tute di protezione e calzari, ma anche per gli acquisti di barriere e pannelli da installare a protezione dei dipendenti, detergenti mani e disinfettanti. Si tratta di un bonus del 50% fino all’importo massimo di 20 mila euro sulle spese sostenute fino al 31 dicembre 2020. Una misura che favorisce le aziende, ma non i privati cittadini che le mascherine se le devono pagare senza manco poter beneficiare della detrazione fiscale sul modello 730.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Bfp cointestati: negato rimborso titoli perché prescritti, il Collegio dà ragione al risparmiatore

bonus
Articolo seguente

Acconti d’imposta 2020: ok al metodo previsionale senza sanzioni