Cosa succede ai BTp se stasera Standard & Poor’s declassa il rating a “junk”?

Rischio "downgrade" per l'Italia stasera. Il giudizio dell'agenzia Standard & Poor's potrebbe essere tagliato di due gradini. Ecco quale sarebbe l'impatto per i BTp.
5 anni fa
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Rating BTp, S&P conferma BBB con outlook stabile
Rating BTp, S&P conferma BBB con outlook stabile

Stasera, iniziano le danze del rating sovrano italiano. L’agenzia Standard & Poor’s, a mercati chiusi, comunicherà l’esito della sua revisione del giudizio sul nostro debito pubblico, ad oggi pari a “BBB” con outlook “stabile”, soltanto due gradini sopra il livello “junk”. In teoria, potremmo permetterci un altro solo declassamento per rimanere nell’area “investment grade”, quella considerata più sicura per il mercato obbligazionario. Il veloce deterioramento economico e fiscale per via dell’emergenza Coronavirus sta incrementando di giorno in giorno le probabilità di un taglio del rating anche più di un gradino.

Il rapporto debito/pil a fine anno salirebbe ad almeno 155-160%, con il deficit intorno alla doppia cifra. E quel che forse preoccupa di più sarebbe lo scenario di una ripresa lenta dell’Italia, così com’è stato dopo la crisi del 2008, le cui perdite risultano ad oggi non del tutto recuperate.

La BCE “scherma” i BTp e presto forse compierà un altro passo

Cosa accadrebbe se S&P declassasse i BTp a “BB+”? Formalmente, il Tesoro italiano diverrebbe un emittente speculativo. Molti fondi d’investimento, tra cui quelli di natura previdenziale, non potrebbero più per statuto acquistarli, anzi dovrebbero rivendere sul mercato entro un dato lasso di tempo quelli già in portafoglio. Alle successive aste, il Tesoro si ritroverebbe con una domanda nettamente inferiore dall’estero, mentre sul mercato secondario i rendimenti galopperebbero.

Per dirla in breve, aumenterebbe il costo di emissione del debito e, a seconda della velocità con cui ciò avvenisse, perderemmo l’accesso ai mercati, dovendo chiedere aiuto al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), sottoponendoci a un commissariamento di fatto con la sottoscrizione di un memorandum d’intesa, precondizione affinché la BCE compri i nostri titoli di stato con scadenze da 1 a 3 anni senza limitazioni, attivando l’Outright Monetary Transactions (OMT) voluto dall’allora governatore Mario Draghi.

Le altre date a rischio

Mercoledì, la BCE ha rivisto la sua policy, comunicando che accetterà come collaterale di garanzia anche i titoli del debito declassati fino al rating “BB”, purché siano stati di qualità “investment grade” (IG) fino allo scorso 7 aprile, con ciò segnalando che, nel caso di declassamento a “junk”, i BTp resterebbero utilizzabili dalle banche italiane per garantire le richieste di liquidità a Francoforte. E poiché a marzo la stessa BCE ha inserito i bond della Grecia nel suo programma di acquisti, pur avendo rating “spazzatura”, prevedibile che eventualmente ripeta lo schema con l’Italia. Dunque, con ogni probabilità non cambierebbe proprio nulla nei confronti della BCE, OMT o meno.

E va detto che non è sufficiente che una sola agenzia declassi il nostro debito sotto l’area IG per renderlo automaticamente “high yield” – questa la denominazione formale – perché a mantenerne lo status medio-alto ci penserebbero le altre tre agenzie di valutazione inserite nella lista della BCE come riferimento. Per Fitch, ad oggi il giudizio resta “BBB” con outlook “negativo”, per Moody’s “Baa3” e per Dbrs “BBB (high), in entrambi i casi con outlook “stabile”. Solo se anche tutte queste altre agenzie ci declassassero a “spazzatura” il Tesoro diverrebbe un emittente realmente ad alto rischio anche per la BCE.

Ma non facciamoci illusioni. Dbrs e Moody’s si esprimeranno l’8 maggio, mentre il 10 luglio sarà la volta di Fitch. Difficile superare tutti questi esami senza intoppi. A dire il vero, poiché i mercati cercano sempre di anticipare i tempi, basterà che qualcuno tagli il giudizio di un solo gradino per alimentare le vendite. E qualunque sia la reazione della BCE, la domanda privata tenderà a prosciugarsi, rimanendo in balia dei fondi speculativi all’estero, mentre in Italia dovremmo affidarci essenzialmente a banche e assicurazioni, le quali a loro volta avrebbero più di un problema a continuare ad acquistare assets sempre più rischiosi.

Stasera, dunque, ci servirebbe che almeno S&P aspettasse di verificare l’esito delle trattative europee in corso sul sostegno alle economie e ai debiti nazionali, prima di pronunciarsi sull’Italia.

Rating BTp, declassamento a “spazzatura” probabile entro luglio

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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