In questo periodo di crisi ci stanno scrivendo molti percettori di Naspi ai quali è scaduta o sta per terminare l’indennità di disoccupazione e che sono preoccupati per quello che cosa accadrà dopo. In attesa di avere informazioni ufficiali sull’estensione della durata Naspi e sul reddito di emergenza per i disoccupati, innegabilmente questo non è il periodo più favorevole per cercare lavoro. Ma la Naspi può servire come ponte per la pensione anticipata? Quanto valgono i contributi figurativi durante la disoccupazione e in che modo l’indennità può incidere sull’assegno pensionistico?
Periodo di Naspi e contributi figurativi: regole per il calcolo
l’Inps riconosce a chi percepisce l’indennità di disoccupazione l’accredito di contributi figurativi in modo proporzionale e comunque entro un limite corrispondente a 1,4 volte l’importo massimo mensile della Naspi per l’anno considerato (per il 2020 parliamo di 1335,40 euro).
Effetti della Naspi sulla pensione: quanto incide?
Tendenzialmente la contribuzione figurativa Naspi rileva sia sul diritto che per il calcolo della pensione. La Naspi, se lo stipendio di partenza non è basso, potrebbe essere penalizzante sul calcolo pensione:
- in relazione alla quota contributiva della pensione, il minor versamento contributivo ha come effetto un montante contributivo inferiore rispetto al valore che lo stesso avrebbe avuto in costanza del rapporto di lavoro, quindi, in altre parole, determina inevitabilmente una pensione d’importo più basso;
- in relazione alla quota della pensione calcolata tramite sistema retributivo, il tetto massimo relativo alla Naspi ha come effetto una riduzione della retribuzione media pensionabile, riducendo dunque il trattamento.
Neutralizzazione della Naspi: i periodi di disoccupazione non possono essere penalizzanti sulla pensione
Per quanto riguarda le quote retributive della pensione, però, il decreto Naspi è intervenuto prevedendo il cd meccanismo di neutralizzazione, per scongiurare il rischio che i periodi di disoccupazione finiscano per essere pregiudizievoli ai fini del calcolo del trattamento.
In pratica, mediante il meccanismo di salvaguardia, le retribuzioni relative ai periodi di contribuzione figurativa Naspi per i quali si applica il tetto vengono neutralizzate se, dopo la rivalutazione, risultassero di importo inferiore alla retribuzione media pensionabile ottenuta senza tenerne conto.
In sintesi, per capire se conviene procedere o meno alla neutralizzazione delle retribuzioni figurative accreditate per disoccupazione sarebbe opportuno verificare:
- l’importo della retribuzione pensionabile delle quote retributive di pensione senza tener conto della retribuzione figurativa legata alla Naspi, ossia considerando neutralizzando appunto il periodo indennizzato; in parole semplici, i periodi da neutralizzare vanno “saltati” e si procede a ritroso, per totalizzare, 260, 520 o il diverso numero di settimane contribuite utili per perfezionare le quote A e B retributive della pensione;
- l’importo della retribuzione pensionabile delle quote A e B di pensione inserendo la retribuzione figurativa massima pari a 1.869,56 euro mensili (valore 2020); in altre parole, i periodi di disoccupazione con “tetto retributivo” saranno considerati nel calcolo delle retribuzioni pensionabili;
- mettendo a confronto i due importi: se il primo è maggiore, pertanto, si neutralizzano i periodi di Naspi ai fini della pensione.
Riepilogando:
- se i contributi figurativi inerenti alla disoccupazione, nel limite del tetto massimo mensile pari a 1.869,56 euro, risultano inferiori alla retribuzione imponibile mensile media degli ultimi 4 anni, si può procedere alla neutralizzazione di tali periodi, a condizione che le quote di pensione calcolate con la neutralizzazione dei periodi risultino essere più elevate di quelle ottenute senza tener conto della neutralizzazione;
- per quanto riguarda la quota della pensione calcolata col sistema contributivo, non opera nessuna neutralizzazione.
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