L’altro ieri, Ferrari ha emesso obbligazioni con scadenza 27 maggio 2025 e che, quindi, hanno una durata di 5 anni. L’importo offerto inizialmente era stato fissato a 500 milioni, ma poiché gli ordini hanno raggiunto i 3,3 miliardi, la società ha deciso di innalzarlo a 650 milioni. Interessante di questi tempi la cedola, fissata all’1,50% annuale. Il prezzo di emissione esitato è stato di 98,898 centesimi, esitando un rendimento annuo lordo dell’1,74%, 200 punti base sopra il tasso “midswap” di pari durata. Che sia stato un indubbio successo lo dimostra il fatto che prima del collocamento, il premio indicato si attestava in area 260 punti base, per cui ha registrato un forte restringimento nell’arco della giornata, man mano che i book si sono riempiti di ordini.
Ad essersi occupati del collocamento sono state Banca IMI, Barclays, BNP Paribas, Goldman Sachs, JP Morgan, Merrill Lynch e JP Morgan.
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Il confronto con il BTp Italia
Rendimento dell’1,74% per un quinquennale non è affatto male, se si considera che sulla medesima scadenza il BTp offre mezzo punto percentuale in meno e che nelle stesse ore il Tesoro emetteva il BTp Italia con cedola reale garantita dell’1,40%, che incrementata del premio dello 0,8% per gli obbligazionisti che lo deterranno fino alla scadenza sale all’1,56%, quasi 20 centesimi in meno.
Certo, il BTp Italia offrirà di più con l’inflazione, ma se lo scenario dei prezzi stagnanti dovesse restare tale per il prossimo quinquennio, il rendimento non si smuoverebbe dai livelli sopra indicati. Per contro, se l’inflazione dovesse attecchire dopo il superamento dell’emergenza sanitaria ed economica, il rendimento reale del bond Ferrari risulterebbe più basso, potenzialmente venendo eroso per intero. In assenza d’inflazione, però, avrebbe la meglio proprio quest’ultimo sul bond retail sovrano.
Per quanti non escludano di rivendere il titolo prima della scadenza interessa l’andamento dei prezzi sul mercato secondario.