La prima rata Imu del mese di giugno potrebbe slittare a settembre. Ma non è detto, lo deciderà il governo. In ogni caso, per chi non ce la fa a pagare, c’è il ravvedimento operoso, da quest’anno più conveniente.
Una decisione difficile da prendere quella sul differimento del pagamento Imu a giugno poiché i bilanci dei Comuni italiani stanno in piedi proprio grazie all’imposta comunale che ogni anno i cittadini versano nelle casse degli enti locali che si trattengono una parte cospicua dell’odiosa tassa, definita ormai una patrimoniale ricorrente.
Prima rata Imu forse a settembre
Secondo indiscrezioni della vigilia, il differimento del pagamento della tassa sarebbe difficile da attuare. Solo i Comuni più colpiti dall’ondata epidemica e maggiormente coinvolti potrebbero beneficiare di uno slittamento del versamento dell’acconto Imu 2020 di tre mesi, senza applicazione di sanzioni e interessi. Ma anche in questo caso bisognerà dimostrare di essere stati colpiti dal coronavirus (perdita di lavoro, minori incassi, crisi finanziaria, ecc.) lasciando a ciascun Comune la possibilità di accordare al contribuente il differimento del pagamento dell’imposta. Tutto dipenderà anche dai bilanci comunali: i sindaci dovranno infatti tenere conto della duplice necessità di agevolare i contribuenti in crisi e, allo stesso modo, salvaguardare le esigenze di cassa del Comune, già messe a dura prova a causa del generalizzato calo delle altre entrate comunali.
Decisioni demandate ai singoli Comuni
E’ evidente che i Comuni più virtuosi avranno maggiore elasticità in questo senso, mentre quelli in difficoltà o a rischio dissesto non potranno fare a meno di incassare le imposte il 16 giugno 2020, quando scadrà la prima rata. Posto, quindi, che la scelta finale sarà di competenza dei singoli Comuni, la raccomandazione è quella di contribuire per tempo al pagamento delle imposte per chi è nelle condizioni di poterlo fare. Onde anche evitare che poi i sindaci alzino le aliquote Imu verso il livello massimo consentito per compensare i mancati introiti.
Il ravvedimento operoso
Qualora i singoli Comuni non adottassero disposizioni in merito allo slittamento del pagamento dell’imposta, è sempre possibile per il contribuente ricorrere al ravvedimento operoso. Da quest’anno gli interessi di mora sono decisamente più bassi e pagare in ritardo l’Imu non è certo diventato particolarmente oneroso. Il ravvedimento operoso consente al contribuente di pagare l’imposta dovuta con una piccola sanzione, ridotta rispetto alla sanzione normale. A seconda del ritardo il contribuente potrà pagare sanzioni ridotte e interessi sulla base del numero di giorni di ritardo. Ci sono quattro tipologie di ravvedimento:
- Ravvedimento Sprint: prevede la possibilità di sanare la propria situazione versando l’imposta dovuta entro 14 giorni dalla scadenza con una sanzione dello 0,1%.
- Ravvedimento Breve: applicabile dal 15° al 30° giorno di ritardo, prevede una sanzione fissa del 1,5%.
- Ravvedimento Medio: è applicabile dopo il 30° giorno di ritardo fino al 90° giorno, e prevede una sanzione fissa del 1,67%.
- Ravvedimento Lungo: è applicabile dopo il 90° giorno di ritardo, ma comunque entro i termini di presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione. Prevede una sanzione fissa del 3,75% dell’importo da versare più gli interessi giornalieri calcolati sul tasso di riferimento annuale.
Alle sanzioni vanno poi applicati gli interessi di mora che da quest’anno sono pari a 0,05% all’anno dell’importo da versare. Sicché, per chi non riuscisse a versare l’acconto entro il 16 giugno 2020, potrebbe in autonomia posticipare il pagamento di tre mesi pagando una piccola sanzione che inciderebbe poco sul totale. Fatto 100 euro l’importo dovuto in acconto il 16 giugno, il contribuente pagherebbe circa 1,70 euro in più a metà settembre.