L’isola felice quasi Covid-free offre rendimenti appetibili dopo guadagni fino al 50%

Mercati emergenti non tutti uguali. L'Uruguay si è rilevata un'isola felice in questi mesi di pandemia ed è l'unico stato con rating IG nella regione a non aver emesso debito estero.
4 anni fa
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In questi mesi di emergenza Coronavirus, le emissioni di debito sui mercati internazionali sono esplose per la necessità di molti governi di finanziare le misure di spesa necessarie a contrastare la crisi e i grossi “buchi” di bilancio emersi con il crollo del gettito fiscale. Nell’America Latina, c’è stata ad oggi un’eccezione ed è quella dell’Uruguay, unico stato della regione con rating “investment grade” a non avere emesso obbligazioni in valute estere. Limitati sono stati i provvedimenti di Montevideo per fronteggiare la crisi, pari al 3% del pil, anche perché il debito pubblico all’incirca del 65% già partiva da livelli elevati per un’economia emergente.

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Sta di fatto che l’Uruguay si è rivelato un’isola felice in tema di contagi, con appena 932 positivi ufficiali e 27 morti, pochi su una popolazione di 3 milioni e mezzo di abitanti. Il presidente conservatore Luis Alberto Lacalle Pou si è insediato pochi giorni prima che qui arrivasse la pandemia, ma si è dimostrato capace di contenerne la diffusione con un “lockdown” molto soft, tant’è che le scuole sono state già riaperte. Pagherà ugualmente il costo di questa crisi sanitaria globale, con il pil atteso in calo del 3% quest’anno, pur molto meno del confinante Brasile, dove la gestione è stata parecchio dubbia.

Verso emissione in dollari?

Dicevamo, l’Uruguay ha un rating sufficientemente alto per un’economia emergente: “Baa2” per Moody’s, “BBB” per S&P e “BBB-” per Fitch, al pari dell’Italia. Una settimana fa, il governo ha affidato l’incarico a Citi, HBSC e Itaù BBA di emettere sui mercati esteri un bond a medio-lungo termine per rimborsare titoli in scadenza e denominati in pesos locali. L’operazione dovrebbe consentirgli di rifinanziarsi a costi relativamente bassi, per quanto appaiano appetibili per un investitore proveniente dai mercati avanzati.

Si consideri che il bond in dollari USA, in scadenza nell’ottobre 2027 e cedola 4,3750% (ISIN: US760942BB71) ha segnato un rialzo di prezzo di circa il 25% rispetto ai minimi toccati tra marzo e aprile, offrendo al momento un rendimento del 2,63%. La scadenza novembre 2045 e cedola 4,1250% (ISIN: US760942AY83) si è apprezzata nel frattempo del 30% e rende il 3,43%. Infine, il bond aprile 2055 e cedola 4,9750% (ISIN: US760942BD38) si è impennato del 50% e rende oggi il 3,86%.

Il rischio concreto di queste obbligazioni riguarda il cambio. Il dollaro dovrebbe deprezzarsi contro l’euro nei prossimi anni, per cui i rendimenti effettivi sopra citati diminuirebbero alla scadenza per un investitore dell’Eurozona. Per contro, se l’Uruguay continuerà a mostrarsi virtuoso nella gestione delle finanze statali, il rialzo dei prezzi proseguirebbe, specie se i rendimenti americani restassero così bassi. Si consideri che attualmente per il trentennale lo spread viaggia sopra i 200 punti base, sotto la media per i mercati sovrani emergenti, ma con possibili limature ulteriori da non escludere.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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