Sta facendo discutere il video spot della Calabria che invita i turisti ad andare in vacanza nella Regione invece che al Nord, dove “ci si ammala”. L’intenzione era quella di promuovere il turismo in Calabria ma ha ovviamente causato una marea di polemiche.
Venite in Calabria perché….
Nello spot, promosso dall’Associazione dei Comuni della Locride, si vedono immagini della Calabria raffrontate con le spiagge del Nord, come quelle di Rapallo, Rimini e Jesolo, accompagnate da alcuni frasi come “Politiche ambientali sanitarie e suicide orientate al business hanno distrutto la sanità e consentito all’inquinamento di esplodere e causato migliaia di morti” oppure “luoghi dove il distanziamento sociale è una chimera“.
Un raffronto che ha fatto letteralmente andare su tutte le furie il presidente di Anci Veneto, Mario Conte, che ha sottolineato come questo spot sia vergognoso e non abbia il rispetto per quanto accaduto al Nord, dove in questi mesi sono morti infermieri, medici, farmacisti. Anche il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, è intervenuto sottolineando che lo spot non solo non è di buon gusto ma “parlare di politiche ambientali e sanitarie suicide con migliaia di morti è un insulto”. Dello stesso avviso anche Luca Zaia, secondo cui lo spot è stato fatto solo per parlare gratis della Calabria.
Rischio effetto contrario per il turismo in Calabria
A difenderlo però ci ha pensato il massmediologo Klaus Davi, è stata infatti la sua agenzia ad occuparsi della realizzazione della pubblicità. Davi, intervenuto al programma ‘Newsroom’ di Radio Capital’, ha voluto rispondere alle polemiche sottolineando che “Lo spot è stato applaudito dai sindaci a Siderno in sede istituzionale 4 giorni fa. Non figurano da nessuna parte le parole ‘malattia’ e ‘covid’. La pubblicità comparativa esiste da 50 anni! Se solo chi apre bocca leggesse un po’ di più…Ma in alcune regioni siamo in campagna elettorale e devono lucrare consenso sulla pelle dei calabresi.“
Anche sui social non sono mancate le polemiche da parte degli stessi calabresi, alcuni dei quali hanno voluto prendere le distanze dalle parole usate nella pubblicità che invita ad andare in vacanza nella loro Regione.
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