La crisi economica provocata dall’emergenza Covid-19 ha travolto persino la Germania, la quale a dire il vero versava già in una fase quasi-recessiva nella seconda metà dello scorso anno. ELVinvest, società immobiliare svizzera che investe sui mercati esteri e fondata da Gianmaria Panini, ci ricorda che i fondamentali prevalgono sempre alla lunga e che per questo il mercato immobiliare tedesco si mostrerebbe vivace, al netto dei contraccolpi della pandemia.
La Germania, però, non può considerarsi un’unica grande realtà, essendo uno stato federale composto da 16 Laender e dove i comuni godono di ampi poteri, proprio con riferimento al real estate.
E il mercato immobiliare torna ad essere un rifugio con l’emergenza Coronavirus
La situazione in Germania
I tedeschi figurano tra i popoli europei con il più basso tasso di proprietà di case, appena il 51% contro la media del 69%. In Italia, siamo all’82%. Parliamo, quindi, di un popolo di inquilini e di seguito vedremo che anche la legislazione tende a favorire questo approccio. Tra la riunificazione del 1990 e il 2010, i prezzi degli immobili sono rimasti pressappoco e clamorosamente stabili, salvo crescere improvvisamente nell’ultimo decennio, quando realtà come Berlino hanno iniziato a registrare il loro boom e, soprattutto, con i capitali dal Sud Europa alla ricerca di occasioni di acquisto potenzialmente remunerative, specie con la crisi delle economie di Grecia, Italia, Spagna e Portogallo.
Mercato immobiliare estero come risposta alla crisi strutturale dell’euro
Berlino ancora oggi non sta riuscendo a tenere il passo con la domanda, a sua volta trainata dalla crescita della popolazione.
A Francoforte, il clima è molto più “business-friendly”, con i permessi per costruire rilasciati agevolmente e proprio per ciò, però, un improvviso calo della domanda in tempi di crisi come questo rischia di provocare la caduta quasi immediata dei prezzi. Anche Monaco dovrebbe essere presa in considerazione quale meta per gli investimenti, essendo una città molto ricca e in cui i prezzi delle case tendono a crescere, lambendo sempre più i centri vicini. Tuttavia, anche qui si ha un tetto ai canoni di locazione, ragione per cui non esiste piena libertà di fissare i prezzi per i proprietari.
Limiti ai canoni di locazione
In generale, esiste una legge federale che limita a un massimo del 20% l’aumento degli affitti in 3 anni, percentuale che scende al 15% a Berlino. Inoltre, il cosiddetto “Mietenpreisbremse” impedisce al proprietario di fissare un prezzo superiore al 10% rispetto a quello ufficiale adottato dal Comune. Questa norma vige in 320 città tedesche. Come possiamo vedere, vi sarebbero tutti i presupposti per investire: tassi dei mutui ai minimi storici e qui ancora più bassi che altrove; bassi tassi di proprietà, che inducono a supporre vi siano grossi margini di crescita; benessere diffuso; piena occupazione, al netto del Covid; redditi elevati; crescita economica costante.
Eppure, la legislazione federale e quella locale tendono a mettere i bastoni tra le ruote a chi possiede un immobile e vorrebbe metterlo al frutto.