Saranno 1,5-2 miliardi di euro i capitali che il Tesoro punterà a raccogliere martedì 14 luglio con l’emissione in asta del BTp marzo 2040 e cedola 3,10% (ISIN: IT0005377152). Il ventennale venne battezzato nella prima metà dello scorso anno e dalla prima emissione si è apprezzato a doppia cifra, dato che venerdì scorso quotava in area 119,50. Questo significa che acquistarne un titolo da 1.000 euro nominali sul mercato secondario comporta l’esborso di 1.195 euro. A quel punto, la cedola inciderebbe per il 2,59% lordo all’anno, pari al 2,27% netto.
Asta BTp marzo 2040, quello che devi sapere
Il rendimento lordo del bond ha chiuso la settimana all’1,76%, che al netto dell’imposizione fiscale del 12,50% scende all’1,54%. All’asta, il prezzo di collocamento potrà anche discostarsi leggermente da quello vigente sul mercato, ma non si allontanerà di certo. Possibile che si riesca a comprare il bond per poco meno rispetto ai 119,50 centesimi sopra indicati, ma resta il fatto che alla scadenza verrebbe rimborsato molto meno del suo valore di acquisto. Alle condizioni attuali, accuseremmo tra meno di 20 anni una minusvalenza del 16,3% rispetto all’investimento effettuato, pari allo 0,83% di rendimento annualizzato in meno per l’intero periodo.
Come sempre avvertiamo, nessuno ci obbliga a mantenere il titolo fino alla scadenza, potendolo disinvestire prima. Il problema sarebbe esporsi alla volatilità del mercato. Un calo repentino dei prezzi rischia di divorare il rendimento e ciò sarebbe possibile nel caso di tensioni specifiche sull’Italia, magari legate all’instabilità politica o alla crisi economica, oppure in uno scenario di rialzo dei tassi, a dire il vero per il momento considerato un evento remoto da qui al medio termine.
Disinvestimento anticipato?
In condizioni di stabilità, potremmo scommettere sul mantenimento delle quotazioni attuali da qui al prossimo anno. Se così fosse, il rendimento lordo scenderebbe di poco, solamente all’1,72%, uno scenario del tutto credibile in assenza di frizioni, se si considera che alla fine di gennaio, questo bond offriva appena l’1,63%.
BTp marzo 2040, così giovane e già redditizio e molto promettente
L’ipotesi ideale sarebbe di inserire il bond in portafoglio e di mantenerlo fino a quando la quotazione non segnalasse l’avvio della discesa. Operazione tutt’altro che facile, perché l’umore dei mercati spesso muta repentinamente a causa di eventi imprevisti e imprevedibili, come lo è stato il Coronavirus dallo scorso gennaio/febbraio. Difficile, invece, immaginare un ulteriore apprezzamento nel breve, se si considerano le possibili tensioni attese per l’autunno, quando la crisi italiana dovrebbe mordere ancora di più, accentuando l’instabilità politica. Non si configura come un investimento adatto per il breve termine, semmai da valutare in un orizzonte temporale più ampio. Male che vada, l’1,54% netto per quasi 20 anni non sarebbe affatto male.