Moby accede al concordato in bianco, quale futuro per gli obbligazionisti?

Il Tribunale di Milano ha ammesso Moby al concordato. Concessi 4 mesi di tempo per trovare un accordo con i creditori. Per le obbligazioni 2023 si profila una ristrutturazione.
4 anni fa
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Obbligazioni Moby in forte recupero

Il gruppo Moby è stato ammesso alla procedura di concordato preventivo in bianco. La misura concorsuale fallimentare prevede infatti che la società possa continuare a svolgere le proprie attività in continuità attesa di trovare un accordo coi creditori per evitare il fallimento.

Come noto, il gruppo armatoriale dei traghetti che fa capo a Vincenzo Onorato naviga da circa un anno in cattive acque con debiti diventati ormai insostenibili. E nell’impossibilità di trovare un accordo in bonis con obbligazionisti, banche e altri creditori, ha chiesto l’ammissione di Moby e CIN alla procedure prevista dall’art.

161 della legge fallimentare.

Moby e CIN finiscono in concordato

Che la situazione finanziaria fosse già particolarmente compromessa è risaputo da molto tempo. Lo scorso autunno alcuni fondi d’investimento che avevano comprato obbligazioni Moby (Onorato Armatori senior secured Notes 7,75% 2023) avevano avanzato presso il tribunale di Milano istanza di fallimento prospettico e futuro (poi respinta) nel timore che la situazione finanziarie potesse precipitare compromettendo altresì le garanzie a monte del prestito obbligaizonario. E infatti i fondi non ci avevano visto male: a febbraio 2020, Moby ha saltato il pagamento della cedola semestrale sul bond da 300 milioni di euro andando in default. Stessa sorte per il rimborso di una tranche da 65 milioni di euro di prestiti bancari revolving da restituire su un ammontare originario di 260 milioni. Nel frattempo Tirrenia in Amministrazione Straordinaria ha messo sotto sequestro diverse navi di CIN per il mancato pagamento di due tranches da complessivi 115 milioni di euro su un totale di 180 dovuti dall’armatore napoletano per l’acquisizione dei traghetti da Tirrenia otto anni prima.

La ristrutturazione dei debiti

La procedura concorsuale dovrà terminare tassativamente entro 120 giorni (è concedibile una proroga di altri 60 giorni una sola volta) dall’accettazione da parte del giudice fallimentare della richiesta di concordato in bianco. Moby ha quindi tempo fino al 28 ottobre 2020 per presentare un accordo di ristrutturazione dei debiti che dovrà poi essere votato a maggioranza dai creditori e omologato dal tribunale.

Per gli obbligazionisti, soprattutto fondi hedge e speculativi che hanno rastrellato i titoli quotati alla borsa del Lussemburgo, si tratta di raggiungere un accordo di maggioranza di concerto con il ceto bancario, che vanta crediti su una linea di credito revolving  da 260 milioni. In tutto si tratta quindi di rinegoziare debiti pari passu, garantiti dalla flotta, per 560 milioni di euro, oltre a interessi maturati e non corrisposti. Oltre a ciò, Moby deve anche trovare un accordo con gli amministratori di Tirrenia per il pagamento di 180 milioni di euro concordato per l’acquisto dei traghetti nel 2012 per una cifra totale di 377 milioni di cui 197 già pagati).

Il bond Moby quota oggi 25% e non paga cedole

Molti obbligazionisti rimasti incastrati nell’ennesima storia di fallimento all’italiana sono adesso in attesa di sapere come andrà a finire. I bond (rating Ca per Moody’s) trattano alla borsa del Lussemburgo flat, cioè senza interessi in maturazione, intorno al 25% del valore nominale e scontando quindi un recovery molto basso rispetto al prezzo di collocamento avvenuto a 100% nel febbraio del 2016. Gli advisors sono già al lavoro per trovare una soluzione che sia gradita sia ai fondi riunitisi in un “Ad hoc Group” che alle banche. Ma più sui bond che si dovrà trovare la quadra visto che le banche si muovono compatte. I titoli sono infatti garantiti dalle navi di Moby che, secondo stime riportate a bilancio, valgono circa un miliardo di euro. Numeri che alcuni analisti giudicano generosi stante l’anzianità di molte navi e che stime più prudenziali scontano del 25-30% in caso di vendita. Moby è anche in trattativa per cedere la propria flotta di rimorchiatori il cui valore si aggira sui 50-60 milioni di euro, ma giusto per ripristinare la liquidità necessaria a far funzionare i servizi e i collegamenti con le isole, visto che al 30 settembre 2019 (ultimi dati di bilancio disponibili) Moby aveva cassa per poco più di 56 milioni di euro, contro gli 89 milioni di euro di fine giugno e contro i 125,5 milioni di cassa che aveva a fine settembre 2018.

Come andrà a finire?

E’ quindi probabile che agli obbligazionisti verrà proposta una offerta di scambio con nuovi titoli obbligazionari a scadenza più lunga e con cedola ridotta rispetto a quella attuale con penalizzazione (haircut) rispetto al prezzo di emissione dell’attuale bond 2023. Come e quanto non è certo possibile saperlo senza conoscere l’andamento futuro del gruppo e quanto potrebbe essere sostenibile il nuovo debito nel tempo che dovrà essere supportato anche da un rafforzamento patrimoniale. In teoria, in caso di fallimento, la vendita della flotta Moby sarebbe in grado di soddisfare ampiamente il ceto creditorio, ma è certo che essendo il gruppo Moby strategico a livello nazionale per i trasporti e i collegamenti con le isole maggiori, si farà di tutto per evitare il peggio. Anche attraverso un radicale cambio di governance che è ciò che chiedono con insistenza da tempo i creditori.

Vedi anche: Forum, Onorato Armatori 7,75% 2016-23 (XS1361301457)

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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