Le bollette elettricità in Italia sono fra le più alte d’Europa. Oneri e tasse hanno fatto letteralmente schizzare in alto i prezzi lo scorso anno, nonostante il costo della materia prima sia sceso.
E’ lo stato quindi che ammazza i consumatori e non il mercato, tra l’altro molto competitivo con circa la metà dei consumatori che ha scelto di passare al mercato libero. L’incidenza del costo della materia prima è infatti appena 1/3 rispetto al totale di una bolletta.
Nel 2019, balzo in avanti delle tariffe
Dopo i dati positivi del 2017 e 2018, che avevano visto per il settore industriale una progressiva riduzione del divario tra i prezzi medi lordi per l’elettricità del nostro Paese e quelli più convenienti dell’Area Euro, per il 2019 si registra una pausa di questa tendenza. Torna infatti a crescere il divario con i prezzi medi dell’Eurozona, con i clienti industriali che nel 2019 continuano a pagare prezzi più alti di quelli della media dell’Area Euro, per tutte le classi, a causa del rialzo dei prezzi netti (energia e costi di trasporto) e da aumenti ancora più consistenti di imposte e oneri. E’ quanto emerge dalla Relazione Annuale 2019 per elettricità, gas, acqua e rifiuti che Arera, l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente, ha pubblicato e reso disponibile da oggi sul proprio sito web. Per la prima classe di consumo (consumi inferiori a 20 MWh) si è passati, rispettivamente, dal +8% del 2018 al +45% del 2019, mentre per le altre (consumi tra 20-500, 500-2.000, 2.000-20.000 MWh/a) si è passati da circa il +10% del 2018 a valori prossimi al 20%. Anche per le classi con consumi tra i 20.000 e 70.000 MWh/a e da 70.000 a 150.000 MWh/a si passa rispettivamente dal 6% al 18% e dal -12% al +9%.
Oneri e imposte aumentano più della quota energia
I differenziali di prezzo sembrano tornati su livelli prossimi a quelli registrati nel 2016, anche se restano ancora ben inferiori a quelli degli anni precedenti, quando si attestavano tutti su valori vicini al 30%. La situazione del 2019 appare determinata sia da ulteriori maggiori aumenti dei prezzi netti rispetto a quelli che hanno interessato l’Area euro, sia da aumenti ancora più consistenti della componente oneri e imposte. I pezzi italiani comunque si confermano più bassi, come di consueto, di quelli dei consumatori industriali tedeschi ad eccezione della prima classe di consumo, ma anche di quelli inglesi almeno per le ultime tre classi di consumo, mentre la Spagna mantiene prezzi più bassi in tutte le classi di consumo e aumenta il divario con i prezzi più bassi della Francia (fino a +60% per le classi a maggiori consumi).
Elettricità: Arera, metà clienti domestici in mercato libero
Il 49,4% dei clienti domestici per l’elettricità si trova nel mercato libero (in aumento rispetto al 46,4% del 2018). Si assottiglia la differenza dei consumi medi tra famiglie nel mercato libero, mediamente 2.063 kWh/anno, e in quello tutelato, 1.869 kWh/anno, segno che se prima si sono spostati i clienti domestici con maggiori consumi ora il processo si sta allargando alle altre famiglie. Il numero complessivo dei punti di prelievo – secondo Relazione Annuale 2019 – è rimasto sostanzialmente invariato (-0,2%) a poco meno di 37 milioni, di cui 29,5 milioni domestici e 7,2 milioni non domestici (non domestici a -1,1% rispetto al 2018). L’80,1% dei clienti domestici è residente con una media dei consumi di 2.184 kWh.
Consumo medio annuo a famiglia pari a 1.800 kWh
Dall’analisi dei dati della distribuzione, emerge che i consumi elettrici delle famiglie italiane sono piuttosto contenuti: il 53,5% dei clienti domestici si colloca nella fascia di consumo annuo che non supera i 1.800 kWh e preleva un quarto di tutta l’energia elettrica distribuita ai clienti domestici, mentre il restante 46,5% (con consumi medi superiori a >1.800 kWh) preleva il 73,8% del totale.