Nella mattinata di oggi, il prezzo dell’oro ha toccato un nuovo massimo storico, superando i 1.940 dollari l’oncia. Il precedente record era stato segnato ai primi di settembre del 2011, quando il metallo arrivò a costare “intraday” 1.921 dollari. Da inizio anno, l’asset guadagna circa il 28%. Eppure, in un grafico che tiene conto degli effetti dell’inflazione americana, il consulente finanziario Paolo Cardenà ha dimostrato che l’attuale quotazione reale dell’oro risulterebbe oggi più bassa di quella del 2011 e, soprattutto, rispetto ai massimi toccati negli anni Ottanta.
Oro vicino ai record storici, argento ai massimi dal 2013 e raddoppia da marzo
Per contro, bisogna considerare il valore del dollaro contro le altre divise mondiali per capire il costo effettivo di acquisto all’infuori degli USA. A tale proposito, da mesi l’oro registra nuovi massimi storici in euro, sterlina, franco svizzero, yen, dollaro australiano e canadese. Questo, perché è vero che le quotazioni in dollari abbiano toccato i nuovi massimi soltanto da qualche ora, ma il cambio euro-dollaro, ad esempio, oggi è più debole di circa il 15% rispetto a otto anni fa. E considerate che a marzo, era arrivato a sprofondare sotto 1,07.
Perché questa recente corsa all’oro? In primis, le tensioni geopolitiche USA-Cina. Gli americani hanno chiuso l’ambasciata cinese a Houston e i cinesi hanno replicato allo stesso modo, chiudendo una sede diplomatica degli States sul loro territorio. Per quanto il presidente Donald Trump stia cercando di calmare le acque, definendo il collega Xi Jinping “un grande leader”, le dichiarazioni del suo segretario di Stato, Mike Pompeo, vanno in tutt’altra direzione.
L’appeal dell’argento
Il mondo non può permettersi nuovi “lockdown”, eppure l’allarme sanitario esiste in gran parte del pianeta e rischia di allontanare il rimbalzo globale del pil, atteso sin da questo trimestre dopo il collasso nel primo semestre. Chi compra oro oggi lo fa per mettersi al riparo da scenari imprevedibili, sebbene l’argento continui a mostrare maggiore appeal, avendo raddoppiato le sue quotazioni dai minimi di marzo, arrivando ai 24 dollari attuali. Il metallo risente positivamente anche del parziale ripristino della produzione mondiale, essendo impiegato da varie industrie. Il rapporto tra i prezzi oro/argento supera al momento quota 80, nettamente sopra la media decennale di 65.
Dunque, l’argento rimane sottovalutato e man mano che l’oro corre dovrebbe apprezzarsi ulteriormente, riducendo le distanze in termini di rapporto. Molto dipenderà da come si muoverà il dollaro nei prossimi mesi. L’allentamento monetario estremo della Federal Reserve deporrebbe a favore di un suo indebolimento, sempre che l’economia americana non riuscisse a uscire prima delle altre dalla crisi, rendendo meno necessario l’accomodamento di Atlanta e spingendo il mercato a scontare un dollaro relativamente più forte. Il prezzo dell’oro, così come delle altre materie prime, è in genere correlato negativamente al dollaro, per cui un cedimento di quest’ultimo rinvigorirebbe le quotazioni fin nettamente sopra i 2.000 dollari.
Per contro, la corsa all’oro ha senso se è motivata da ragioni macro solide, ovvero se l’inflazione nel mondo avanzato tornerà a farsi vedere.