Pensioni: rendimenti negativi per i fondi complementari, rallenta la crescita

Rallenta la crescita dei fondi pensione complementari nel secondo trimestre 2020. Restano negativi i rendimenti nei vari comparti.
4 anni fa
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I fondi pensione complementari sono in difficoltà. La raccolta rallenta e i rendimenti restano negativi, cioè si perdono soldi.

Alla fine di giugno 2020 il numero di posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari è di 9,223 milioni. La crescita rispetto alla fine del 2019, pari a 105.000 unità (1,2%), è inferiore rispetto ai periodi precedenti all’emergere dalla crisi epidemiologica ed è risultata pressoché nulla nel secondo trimestre.

Frena la fondi pensioni complementari

E’ quanto comunica la Covip, precisando che a tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,34 milioni di individui.

I fondi negoziali registrano circa 59.000 posizioni in più (1,9%), portandone il totale a fine giugno a 3,219 milioni. E’ ancora il fondo destinato ai lavoratori del settore edile, per il quale opera l’adesione contrattuale, a registrare il maggior incremento (26.400 unità); segue il fondo rivolto ai dipendenti pubblici (11.500 unità in più), ancora caratterizzato da un numero di adesioni contenuto rispetto alla platea potenziale. Nelle forme pensionistiche di mercato, i fondi aperti contano 1,571 milioni di posizioni, crescendo di circa 20.000 unità (1,3%) rispetto alla fine del 2019. Per i Pip “nuovi” il totale delle posizioni è di 3,444 milioni, in aumento nel semestre di circa 25.000 unità (0,7%).

Rendimenti negativi

Per quanto riguarda i rendimenti – continua la Covip – i risultati delle forme complementari sono risaliti, pur continuando in media a rimanere negativi rispetto alla fine del 2019. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno perso l’1,1%; il 2,3% e il 6,5%, rispettivamente, i fondi aperti e i Pip di ramo III, caratterizzati in media da una maggiore esposizione azionaria. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari allo 0,7% per cento.

Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, essi restano nel complesso soddisfacenti nonostante la recente crisi.

Crescita contributi inferiore al 2019

Le risorse destinate alle prestazioni a fine giugno 2020 sono pari a circa 185 miliardi di euro, di nuovo in linea con il valore raggiunto a fine 2019. Il patrimonio dei fondi negoziali risulta pari a 56,7 miliardi di euro, quello dei fondi aperti a 23,1 miliardi e quello dei Pip “nuovi” a 36,2 miliardi. I flussi contributivi nel primo semestre del 2020 sono stati pari a 5,449 miliardi, inferiori a quelli del primo semestre del 2019. Per quanto riguarda i fondi negoziali e i fondi aperti, i contributi sono cresciuti a un tasso significativamente inferiore a quello registrato tra il primo semestre 2019 e il primo semestre del 2018. Nei Pip “nuovi” i contributi, rispetto al corrispondente periodo del 2019, sono calati anche in termini assoluti.

Cisl, dati Covip mostrano solidità modello italiano

I dati diramati oggi dalla Covip sull’andamento della previdenza complementare nel secondo trimestre del 2020 dimostrano ancora una volta la solidità del modello italiano“. Lo ha dichiarato in una nota il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, aggiungendo che “non ci stupisce che l’incremento delle adesioni pari all’1,2% sia più contenuto rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso perchè è evidente che una crisi grave come quella che stiamo vivendo colpisce inevitabilmente anche i fondi pensione. Viceversa, ancora una volta proprio nella crisi i fondi pensione dimostrano di essere strumenti validi“. Gli fa eco la Uil. “I dati Covip sull’andamento dei fondi pensione, pur in presenza della gravissima crisi pandemica ed economica, dimostrano la solidità del modello di previdenza complementare italiano“. Ganga sottolinea che “il patrimonio dei fondi ha complessivamente recuperato le perdite in conto capitale subite nel trimestre precedente e sull’orizzonte di lungo periodo, tipico del risparmio previdenziale, i rendimenti medi annui composti dei fondi pensione di matrice contrattuale dal 2010 a giugno 2020 sono pari al 3,3% mentre per lo stesso arco temporale la rivalutazione del Tfr è risultata pari al 2%, quindi i lavoratori che hanno scelto la previdenza complementare hanno fatto una buona scelta

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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