La riforma delle pensioni vedrà presto la luce e fra i vari tagli in vista ci sarebbero anche quelli per le pensioni ai superstiti.
La pensioni ai superstiti, come noto, è quel un trattamento economico che è riconosciuto ai familiari in caso di decesso. Si parla di pensione di reversibilità in caso di decesso del pensionato e di pensione indiretta in caso di decesso del lavoratore assicurato. Nel secondo caso è necessario che la persona assicurata abbia versato almeno 15 anni di contributi. In alternativa ne bastano 5 di cui almeno 3 nel quinquennio precedente il decesso.
Riforma delle pensioni e tagli
Al tavolo tecnico del ministero del Lavoro sono all’opera gli esperti nominati dalla ministra Nunzia Catalfo. Dovranno presentare il grande piano di riforma delle pensioni entro il prossimo anno. Scoglio principale da superare è quota 100, al termine del quale, alla fine del 2021, ci sarà uno scalone con le attuali regole in vigore previste dalla riforma Fornero del 2012. Si sta quindi cercando di trovare una soluzione a metà strada fra i requisiti anagrafici previsti da quota 100 con quelli del pensionamento di vecchiaia a 67 anni di età. In mezzo ci sono varie soluzioni percorribili (quota 41, quota 101, 102, 103, ecc.), ma anche i conti da fare col la spesa sociale prevista per i prossimi anni.
Il nuovo sistema di calcolo
Poiché lo Stato non può più permettersi di indebitarsi, a maggior ragione in conseguenza della crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria, sta prendendo sempre più piede l’ipotesi di concedere la pensione anticipata in deroga ai requisiti attualmente in vigore, con una penalizzazione. Il modello che si intende perseguire è quello tedesco, ma con occhio di riguardo su quanto già fatto in Italia con “opzione donna”. In altre parole, si potrebbe lasciare in anticipo il lavoro a patto di rinunciare al sistema di calcolo retributivo per i contributi versati prima del 1996.
Il taglio alle pensioni ai superstiti
Se la riforma delle pensioni così concepita andrà in porto, ne conseguirà un taglio anche per le pensioni ai superstiti e, in particolare, a quelle di reversibilità. Posto infatti che la pensione del titolare che decide di lasciare il lavoro in anticipo subirebbe un taglio, anche l’eventuale reversione dell’assegno ai superstiti subirebbe una riduzione qualora sorgesse in questi ultimi il diritto ad averla.
Le pensioni d’oro
Non solo. Al Ministero del Lavoro si starebbe studiando anche un taglio più rigoroso delle pensioni d’oro e d’argento ai superstiti. Oggi la legge prevede infatti una riduzione percentuale della pensione del de cuius qualora il superstie o i superstiti superino una certa soglia di reddito. Più nello specifico, l’assegno subisce una riduzione percentuale qualora gli aventi diritto superino i euro 20.107,62 all’anno. Al di sopra di tale soglia e fio a 26.810,16 euro la pensione è ridotta del 25%. Da 26.810,16 a 33.512,70 euro il taglio sale al 40%, mentre al di sopra dei 33.512,70 l’assegno sarà dimezzato.
L’idea degli esperti è quella di introdurre nell’ordinamento pensionistico una soglia massima al di sopra della quale l’assegno non è reversibile. Tale soglia verrebbe determinata ricalcolando per i superstiti la pensione col sistema contributivo. In maniera tale che le pensioni d’oro e d’argento interamente retributive o miste scompaiano con il decesso del pensionato e non proseguano con i superstiti. La pensione ai superstiti verrebbe quindi ricalcolata solo col sistema contributivo da un certo importo in su. Si porrebbe così fine anche ai matrimoni combinati per devolvere ricche pensioni a giovani coniugi ai danni dello Stato.