Cambio euro-dollaro sempre più giù, cade insieme a oro e petrolio: cosa succede?

La moneta unica si è allontanata parecchio dalla soglia di 1,20 contro il biglietto verde, toccata a inizio settembre. E ci spiega l'andamento anche il greggio e il metallo.
4 anni fa
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L’euro scambiava a inizio mese a 1,20 contro il dollaro. Ieri, a malapena superava 1,16. Contro le principali valute mondiali, il biglietto verde ha guadagnato questo mese circa il 2,5% dopo un agosto negativo. E pensare che nelle scorse settimane si temeva la fuga del cambio euro-dollaro da 1,20, un fatto che destò allarme alla BCE, preoccupata di possibili contraccolpi ulteriori all’economia dell’Eurozona per il tramite delle esportazioni e per un allontanamento dell’inflazione dal target, che già l’istituto stima non venga centrato nemmeno per i prossimi 2 anni.

Cosa ha indebolito l’euro, mutando repentinamente il quadro? A dirla tutta, non è solo la moneta unica ad avere sorpreso negativamente di recente. Guardate l’oro: quotava ben sopra i 2.000 dollari a inizio agosto, mentre ieri scendeva in area 1.855 dollari. Lo stesso dicasi per il petrolio, con un barile di Brent a costare sui mercati internazionali meno di 42 dollari, giù dagli oltre 46 a cui si era portato a fine agosto.

Questi movimenti appaiono correlati tra loro. Il rafforzamento del dollaro tende a deprimere i prezzi delle materie prime, da qui la discesa di petrolio e oro. Ma non è tutto. L’inflazione attesa per i prossimi mesi sta scemando, dato che i tempi previsti per il pieno recupero dell’economia mondiale si allungano. E ad accendere i fari sui mercati è proprio l’Eurozona. Fino a un mese fa, sembrava l’area del mondo avanzato che meglio e prima aveva saputo mettersi alle spalle l’emergenza Covid. Il quadro è mutato in peggio nelle ultime settimane, con i contagi ad essere esplosi in Spagna e Francia, in particolare. E se il Regno Unito ha già imposto un secondo “lockdown” in gran parte del territorio nazionale, nuove restrizioni locali sono state adottate da Parigi e Madrid.

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I timori sull’Eurozona

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L’euro sta indebolendosi proprio in considerazione di uno scenario ultra-accomodante ancora per i prossimi mesi, nonché per il peggioramento delle prospettive di crescita a medio termine dell’Eurozona. A sua volta, questo scenario induce a “raffreddare” le aspettative d’inflazione sul piano globale, anche perché lo stesso greggio segnala consumi ancora ben lungi dall’essere tornati ai livelli pre-Covid. Tanto per citare un dato, IATA stima un crollo annuale dei passeggeri aerei di circa il 55% per la media dell’ultimo bimestre del 2020.

Il dollaro si sta rafforzando per via della debolezza delle altre valute, nonostante la Federal Reserve abbia chiarito che non alzerà i tassi “almeno fino al 2023” e che perseguirà un tasso d’inflazione superiore all’attuale target del 2%. Del resto, il pil USA quest’anno dovrebbe contrarsi meno del 4%, mentre nel 2021 già risalirebbe sopra i livelli pre-Covid, riducendo considerevolmente il deficit fiscale, che da oltre il 13% si abbasserebbe a poco sopra il 4%. Queste le previsioni, salvo sorprese spiacevoli in autunno, quando il Covid rischia di tornare alla ribalta con focolai ancora più difficili da contenere di quelli attuali.

Il cambio euro-dollaro risente, quindi, del peggioramento delle prospettive per l’Eurozona, dove i governi faranno i conti verosimilmente con una ripresa lenta, dopo che il pil sarà rimbalzato già a partire dal terzo trimestre di quest’anno.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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