Altro colpo grosso sui mercati finanziari per la Grecia. Il Tesoro di Atene ha emesso ieri la seconda tranche del bond 4 febbraio 2035 e cedola 1,875% (ISIN: GR0128016731), raccogliendo 2 miliardi di euro. Altissima la domanda, che è arrivata a 16,7 miliardi, oltre 8 volte più alta. Grazie agli ordini elevatissimi, il rendimento esitato è sceso sotto l’1,20%, attestandosi all’1,17%. La prima tranche era stata emessa a febbraio, la scadenza più longeva collocata dalla Repubblica Ellenica nell’arco di un decennio. Allora, il rendimento era stato dell’1,91%.
Bond Grecia a 10 anni ma record, rendimento mai così basso
L’operazione è stata seguita da BNP Paribas, Commerzbank, Goldman Sachs, HSBC e JP Morgan. Un funzionario del governo ha voluto precisare che l’emissione non è avvenuta per un qualche fabbisogno di liquidità del Tesoro. In effetti, la Grecia al momento detiene riserve liquide altissime, superiori ai 35 miliardi di euro, pari a quasi una ventina di punti di pil. Sarebbe come se l’Italia disponesse di almeno 350 miliardi inutilizzati. Quest’anno, aveva già raccolto 10 miliardi e con la vendita di ieri si è arrivati a 12 miliardi.
Alta liquidità in Grecia
Queste emissioni puntano a rimpinguare le riserve, così da approfittare del crollo dei rendimenti sovrani negli ultimi mesi. Lo stesso bond 2035 ha guadagnato il 7% dal suo debutto sul mercato secondario, attestandosi oggi in area 110. A marzo, quando la pandemia arrivò in Europa, la BCE inserì i titoli di stato ellenici nel suo programma di acquisti emergenziale, noto come PEPP. Grazie a questa mossa, il calo dei rendimenti è stato persino superiore a quello di altri stati. Ad esempio, sul tratto lungo della curva oggi Atene offre meno dei BTp.
Bond Grecia con le ali grazie alla BCE
Il rendimento decennale è sceso anch’esso ai minimi storici. Il 14 ottobre scorso ha chiuso allo 0,77%. Oggi, viaggia allo 0,91%, 13 punti base sopra il BTp di pari durata. La Grecia non deve rimborsare alcunché ai creditori pubblici europei fino a tutto il 2022, né deve corrispondere loro gli interessi sui prestiti. Questo fa sì che le condizioni di liquidità a breve termine siano molto buone, anche per effetto di un bilancio pubblico, che al netto del Covid era in attivo da anni. Queste riserve stanno servendo alla Grecia per mostrarsi quanto più sicura agli occhi degli investitori. La discesa dei rendimenti sarebbe grosso modo frutto di questa strategia vincente.
Detto questo, i suoi titoli di stato non sono privi di rischi anche imminenti. Uno dei maggiori riguarda l’ancora scarsa liquidità degli scambi, che rende difficoltoso disinvestire in tempi rapidi. Peraltro, bisogna considerare che alla fine di quest’anno il rapporto debito/pil è destinato a salire intorno al 200% e la sua riduzione richiederà non soltanto tassi di crescita vigorosi per i prossimi anni, ma probabilmente anche una rinegoziazione dei prestiti europei, pari a oltre l’80% dell’indebitamento ellenico complessivo. Insomma, le tensioni non sono finite, anche se verosimilmente il peggio è alle spalle da un po’ di tempo.