Giovedì scorso, le obbligazioni IVS Group sono letteralmente precipitate sul mercato. Il bond “callable” ottobre 2026 e cedola 3% (ISIN: XS2049317808) è crollato in una sola seduta da una quotazione di 98,43 a una di 92, perdendo in un giorno il 6,5%. Ieri, lo stesso titolo risultava risalito a poco più di 96, restando in calo di circa 2 punti e mezzo percentuali rispetto a una settimana prima. Cos’è successo di preciso? Nei giorni scorsi, la curva dei contagi da Covid in Europa è lievitata un po’ dappertutto, allarmando i capi di stato e di governo, che stanno correndo ai ripari con l’imposizione di nuove misure restrittive.
Obbligazioni IVS 2026 e cedola minima 3%, bond delle macchinette di snack e bevande
Lo spettro del lockdown si materializza esplicitamente per un po’ tutte le grandi economie del Vecchio Continente e l’Italia ha già varato nuove restrizioni, tra cui la chiusura anticipata dei locali alle ore 18 e quella totale di palestre, cinema, musei e teatri. E questa situazione non può che fare male a IVS, le cui azioni a Piazza Affari hanno perso quest’anno circa il 54%. E non poteva essere altrimenti. Il gruppo è attivo nel food service, attraverso la vendita di snack e bevande tramite distributori automatici. Nel primo semestre di quest’anno, il suo fatturato è crollato del 30,4% a 161,6 milioni di euro, proprio a causa dell’emergenza Covid.
I rischi del bond IVS 2026
Pur riuscendo a maturare un utile di 3,8 milioni e a ridurre nel secondo trimestre l’indebitamento finanziario netto, sceso a 383 milioni, è evidente che nuove chiusure in Europa colpiranno ulteriormente i conti della società. La ridotta socialità, lo smart working e la didattica a distanza, solo per fare qualche esempio, impattano sulle vendite dei distributori automatici. Ecco spiegata la ragione del tracollo di una settimana fa. Si consideri che in agosto, il bond 2026 quasi viaggiava intorno alla pari, mentre nel febbraio scorso era arrivato a quotare sopra 104,50.
Ieri, offriva un rendimento del 3,80%, a dir poco interessante di questi tempi. Dovete considerare che sulla medesima scadenza, il BTp rende intorno allo 0,20%. Certo, qui parliamo di un bond sprovvisto di rating, così come la società che lo ha emesso. E il rischio di credito non va sottovalutato. Tra i pregi, troviamo il pezzo minimo di 1.000 euro, che rende l’obbligazione alla portata di tutte le tasche. Tenete anche conto che la sua emissione di un anno fa avvenne non per finanziare nuovi investimenti o sopperire al fabbisogno dei conti, quanto per rimborsare in anticipo un’altra obbligazione, quella in scadenza nel 2022 e con cedola 4,50%. Dunque, IVS riusciva ad allungare la durata media del suo debito e ad abbatterne il costo per servirlo contemporaneamente.
Quanto alle opzioni di call, esse prevedono un rimborso a 101,50 a partire dal 18 ottobre 2022, a 100,75 dal 18 ottobre 2023, a 100,375 dal 18 ottobre 2024 e a 100 dal 18 ottobre 2025. Nel caso in cui la società esercitasse la facoltà di rimborso anticipato a quest’ultima data, il rendimento dell’obbligazione sarebbe stato di poco inferiore al 3,95%.