La pandemia ha messo in luce tutti i difetti del nostro welfare coi suoi ammortizzatori sociali. Tanto decantato e difeso da anni, è bastato un lokdown per generare confusione totale e incapacità gestionale al punto che i cittadini sono confusi.
Bonus di qua, congedi di là, cassa integrazione ordinaria, in deroga, straordinaria, speciale Covid, Naspi, Dis-Coll e aiuti vari sono piombati all’improvviso dall’Inps. Per ogni prestazione c’è un regolamento, un paletto, un requisito o un cavillo da rispettare. Male se non fosse, ma il tutto ha generato confusione totale nella gente.
Vero che gli aiuti economici sono arrivati e stanno arrivando ai destinatari. Ma il caos con annesso blocco delle procedure informatiche dell’Inps (erogazione primo bonus da 600 euro) e del Ministero dell’Ambiente (bonus bici) non può passare in secondo piano.
Inutile parlare di voler semplificare le cose se poi il governo per ogni Dpcm che emana sforna un groviglio di leggi, regolamenti e disposizioni da far diventare matta la gente. Serve un riordinamento del welfare. E’ necessaria una organica riforma degli ammortizzatori sociali finalizzata ad allargare la platea dei percettori e a uniformare le prestazioni.
Ammortizzatori sociali: senza riforma è il caos
Come ha fatto notare Bankitalia, i provvedimenti di emergenza accentuano la frammentazione dell’attuale sistema. Anche in considerazione dell’assenza di analoghe proroghe dei sussidi di disoccupazione in scadenza.
E’ quanto si legge nella memoria di Bankitalia acquisita dalle Commissioni Programmazione economica, bilancio e Finanze e Tesoro del Senato sul Dl Ristori.
“I provvedimenti finora adottati sul mercato del lavoro – si legge nella memoria- hanno contribuito a contenere le perdite occupazionali durante la fase emergenziale; le imprese hanno inoltre ridotto il costo del lavoro grazie alle integrazioni salariali a carico dello Stato. Queste esigenze restano prioritarie nelle attuali condizioni congiunturali.
Nel medio periodo, va considerato che le restrizioni alla riorganizzazione aziendale, giustificate finché perdura un contesto macroeconomico di elevata incertezza, possono contribuire ad accrescere le disuguaglianze sul mercato del lavoro, inducendo ad aggiustare il numero di occupati attraverso la limitazione del numero di assunzioni o il mancato rinnovo di contratti temporanei, spesso limitando le possibilità occupazionali dei più giovani“.
Tridico, semplificazione per riforma ammortizzatori sociali
A spronare il governo a riordinare il welfare è anche il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Nel corso di un’audizione alla Camera, ha spigato che “l’esistenza di 13 fondi non ha ragione di essere, ci dovrebbe essere una unificazione in un unico fondo salariale“. Universalismo e semplificazione dovrebbero essere alla base di una riforma generale degli ammortizzatori sociali.
Sindacati: rafforzare Naspi e ammortizzatori
“È importante che la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo abbia aperto un tavolo di confronto su ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro, tavolo che la Cisl ha chiesto di rendere permanente e strutturale“.
Lo sottolinea la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, al termine del confronto con la ministra Catalfo. Quindi anche i sindacati sono propensi per una riforma del sistema welfare che sia più tutelante, efficiente e proattivo. Al Governo è stato chiesto di inserire subito in manovra alcune misure che darebbero un primo impulso fondamentale a questa trasformazione. In particolare il ripristino dell’assegno di ricollocazione per i percettori di Naspi, l’estensione della durata della DisColl e della Naspi, con l’eliminazione del decalage, massicci investimenti sui contratti di solidarietà difensivi ed espansivi, rafforzando questo strumento economicamente, rendendolo più appetibile per le imprese con programmi incentivati di riduzione dell’orario di lavoro.
C’è poi da innovare e migliorare una rete di ammortizzatori sociali che deve coprire tutti, anche i lavoratori delle piccole e micro imprese. Una rete che sia qualificata da procedure semplificate e ben collegata ad un solido sistema di politiche attive del lavoro.
Vanno costruiti percorsi di orientamento e formazione che seguano, proteggano e supportino la persona in ogni transizione, assicurando a tutti, in ogni momento, sostegno al reddito e diritto-dovere universale alla formazione.
Un’altra priorità è tenere conto del ruolo dei patronati che devono avere risorse adeguate dal momento che hanno anche allargato la loro rete dei servizi gratuiti per i cittadini. In legge di stabilità ci aspettiamo dal Governo delle risposte a queste istanze con scelte e risorse opportune.